La Nuova Sardegna

La nuova linea: «Vedrete un partito molto più coeso»

La nuova linea: «Vedrete un partito molto più coeso»

Progetto a lungo termine: si lavora per le elezioni regionali: «Finalmente ci sarà una pattuglia sardista più ampia»

26 ottobre 2015
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ARBOREA. Ha l’eloquio di un uomo finalmente rilassato Giovanni Columbu, sotto il palco da dove è stato appena proclamato presidente del Partito sardo d’Azione. Dopo aver ricevuto le congratulazioni dei militanti del partito, Columbu risponde alle domande dei giornalisti. «Sono entrato da segretario e esco da presidente? Sì, e spero che non ci siano altre cariche da ricoprire, meglio chiudere qui con le investiture. Sono ruoli diversi, forse quello di presidente mi è più congeniale perché devo conciliare il mio lavoro con l’impegno nei confronti del partito».

Il Psd’Az che il neo presidente ha in mente «è un partito più unito. Ancora una volta ha dato prova di essere un partito burrascoso, appassionato, pronto anche a generare scintille. Ma se guardiamo la sostanza c’è stata una convergenza sul proposito di unificare la vasta area del sardismo. C’è stata convergenza sulla necessità di elaborare un progetto per la Sardegna anche col concorso del mondo della cultura. C’è il proposito di pervenire alle prossime regionali attraverso un fronte il più ampio e condiviso di tutta l’area sardista e indipendentista. Tutte cose condivise da tutti. Questa è la sostanza».

Onore delle armi al predecessore: «Il presidente uscente Giacomo Sanna ha in modo molto nobile ha dato le proprie dimissioni per favorire il processo unitario».

La differenza più macroscopica con lo schieramento opposto è stata sul tema delle alleanze, con i vincitori disponibili a una maggiore apertura: «Se ci fosse stato più tempo - ha detto Columbu - le due tesi avrebbero potuto fondersi in una sola. In una si vincolava il partito a escludere rapporti con i partiti italiani mentre l’altra si riserva un margine che forse è più virtuale che sostanziale e che comunque è legato a come andranno le cose. Sono molto fiducioso perché so che c’è una ragione fondamentale che potrà prevalere sulle soggettività: l’interesse comune. Quindi confido che questo percorso possa produrre risultati. Ma non dipenderà solo da noi. È evidente che noi non ci chiudiamo in questa azione, la consideriamo però prioritaria».

Quindi nessuna preclusione a priori: «Anche i partiti italiani sono fatti da sardi sensibili ai problemi della Sardegna. Noi non possiamo ragionare per scomuniche, stigmatizzare in assoluto perché altri si trovano su un certo versante. La possibilità di convergere è sulle risoluzioni. Non quelle sull’ordinaria amministrazione, ma sui temi importanti. Se un partito italiano è disposto a condividere la battaglia sul bilinguismo, che facciamo? Gli diciamo di no?».

Ci sarà uno sguardo attento e disponibile verso le forze dell’area indipendentista: «Quel che separa l’area del partito sardo da quella ancora più vasta delle formazioni indipendentiste è una linea labile. Tra questi gruppi ci sono notevoli differenze, ma sono molto vicini a noi». (r.pe.)

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