La Nuova Sardegna

Pittura in movimento Le visioni di Paul Klee

di Gianluca Corsi
Pittura in movimento Le visioni di Paul Klee

Oggi al Man di Nuoro si inaugura la mostra “Mondi animati” In esposizione cinquanta opere del grande artista svizzero

30 ottobre 2015
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NUORO. C'è tutta la reale e più intima percezione del mondo di uno degli indiscussi maestri, tra i più complessi e originali, dell'arte europea del Novecento nella nuova, straordinaria rassegna “Paul Klee. Mondi animati”, che si inaugura oggi al Man. «Quello che caratterizza il Klee del Man e lo distingue da tutte le altre mostre _ spiega Lorenzo Giusti, direttore del Museo _ è proprio questo tentativo di leggere, attraverso i suoi Diari (1898-1918), la percezione di un mondo che si traduce in una molteplicità di mondi e, al tempo stesso, in una grande unicità».

E nelle circa 50 opere, provenienti dai musei di Locarno, Ascona, Territorio Biellese, Gnam di Roma, Gam di Torino, Mart, Pinacoteca di Bologna ospitate nel palazzo di via Sebastiano Satta, e suddivise in 6 sezioni, traspare uno dei segni più distintivi di quel mondo: il segno taumaturgico, che sembra dare vita alle cose che Klee amava dipingere. «È in questo senso _ conferma Giusti _ che va letto il concetto di “animato”», tenendo ben presente che il mondo di Klee non è un mondo trascendente, e che i suoi quadri evocano un mondo incantato, ma non onirico, in cui, come spiega bene Pietro Bellasi, sociologo dell'arte, curatore dell'evento nuorese con Guido Magnaguagno (coordinamento scientifico di Raffaella Resch), «ad ispirarlo è l'“immaginario”, che ha radici ben piazzate nel reale». E quel mondo immaginario, dove Klee realizza un’infinita serie di assemblages che, ironicamente, ammiccano alle avanguardie storiche (da Dada a Bauhaus), è strettamente legato all'infanzia.

«È proprio quell'immaginazione così fervida _ aggiunge Bellasi _ ad aver contribuito, unitamente all'apparente eterogeneità della sua opera, al difficile rapporto di Klee con la critica. Basta vedere le due reazioni opposte che era riuscito a scatenare: da una parte il nazismo, che mette la sua opera nella “entartete Kunst” (Arte degenerata), confortato dall'idea di un mondo infantile privo di certezze e punti fermi; dall'altra una reazione, durata molti anni nella sua Svizzera, che lo bolla come una sorta di “artista che faceva lo scemo”». Tanto da costringerlo a dichiarare, in seguito: «I signori critici dicono spesso che i miei quadri assomigliano agli scarabocchi dei bambini. Potesse essere davvero così! I quadri che mio figlio Felix ha dipinto sono migliori dei miei».

Ecco allora che quest'immagine che diventa un evento imprevedibile e non fa riferimento ad alcun modello preimpostato fa della mostra del Man, realizzata con il contributo della Regione e della Fondazione Banco di Sardegna, un evento unico, che – annuncia Bellasi - «presenta una sorpresa dietro l'altra». Una mostra di «movimento permanente», che conferma l'amore di Paul Klee per il concetto di genesi dell'opera e di idea, molto contemporanea, di non compiuto. «Lo si può avvertire anche nella sezione architettura _ conferma Giusti _ che per Klee non è mai statica, ma forma sempre in movimento». Proprio come quel mondo infantile, che non ha una direzione precisa, ma è un vagare continuo, opposto al mondo degli adulti, fatto di guerre e totalitarismi.

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