La Nuova Sardegna

Poesia sarda al femminile Tra “attitos” e “annìnias”

di Grazia Brundu
Poesia sarda al femminile Tra “attitos” e “annìnias”

Esce “Sa poesia de sas feminas”, raccolta di liriche dal Settecento a oggi La curatrice Pietrina Cilla ha ricercato e schedato decine di versi, molti gli inediti

03 novembre 2015
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Annamaria Falchi Massidda, Potenza Cappai, Lughìa Pinna. Non tutti a questi nomi associano qualcosa. Eppure un tempo furono apprezzate perché sapevano raccontare in versi piccoli e grandi eventi quotidiani. A loro e a tante altre poetesse sarde, in molti casi inedite, è dedicata l’antologia “Sa poesia de sas feminas” di Pietrina Cilla, che riunisce in maniera organica, per la prima volta, gran parte delle liriche femminili della Sardegna dal Settecento alla metà del Novecento. Il volume è stato presentato nei giorni scorsi, nella Biblioteca Comunale di Sassari, grazie alla collaborazione tra il festival Ottobre in Poesia e le Messaggerie Sarde. Nasce da un lavoro di ricerca durato anni e testimoniato da oltre 300 pagine. Un lavoro non solo d’archivio, ma itinerante e “porta a porta”.

«Ho girato per i paesi della Sardegna, chiedendo alla gente notizie sulle donne che in passato componevano versi », racconta l’autrice, a sua volta poetessa, oltre che bibliotecaria e convinta femminista. «Così – prosegue – ho conosciuto discendenti di alcune poetesse che mi hanno regalato inediti custoditi per ricordo». Tra questi, il componimento ironico “Peppeddu malassortadu”, scritto da Giuseppa Astàra di Benetutti e incentrato sulle sfortunate vicende sentimentali del personaggio del titolo. Le donne, infatti, al pari degli uomini, erano spesso pungenti croniste in versi delle vicende pubbliche o private che giravano di bocca in bocca. La maggior parte di loro, però, eccelleva nelle anninìas” (ninne-nanne) e negli “attitos” (lamentazioni funebri), entrambi legati alle tipiche incombenze femminili, dove venivano dispiegate finezze retoriche e metriche. Ci furono, però, anche donne che scrissero di guerra o di politica, sconfinando in territori tradizionalmente maschili.

Durante la serata, Clara Farina, figlia d’arte, ha letto alcune anninìas composte da sua madre, la poetessa Ziromina Piga: una delle poche già pubblicate presenti nella raccolta curata da Pietrina Cilla. Così come l’orunese Giuseppina Onida, autrice professionista di “attittos”, ma più conosciuta per la poesia d’amore “Rondine pellegrina”, indirizzata al marito in carcere e messa in musica dal coro di Orune. Diversamente dalle poche fortunate che riuscirono a farsi pubblicare, per secoli tante donne si accontentarono di comporre mentre lavavano i panni, facevano il pane o badavano ai figli. Con l’unica soddisfazione di divertire le amiche e intrattenere i figli. Una visibilità maggiore per alcune di loro, ricorda Pietrina Cilla, «arrivò soltanto all’inizio del ‘900 grazie alla rivista “La donna sarda”, dove scriveva anche Grazia Deledda, e dalla metà degli anni Cinquanta con la partecipazione ai concorsi, tra i quali il Premio Ozieri, vinto per la prima volta da una donna, la poetessa Maddalena Morittu, nel 1956».

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative