La Nuova Sardegna

Allarme nei boschi sardi, un fungo distrugge le querce della Gallura

di Antonello Palmas
Allarme nei boschi sardi, un fungo distrugge le querce della Gallura

Da Monti a Caprera un parassita in arrivo dal Maghreb stermina decine di piante. Le fronde prima ingialliscono, poi si seccano e in poco tempo muore l’albero

05 novembre 2015
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MONTI. Il suo nome in greco significa “distruttore di piante”: la Phytophtora è un fungo che rischia di diventare l’incubo di chi lavora nel settore sugheriero, in cerca di un rilancio. Attacca le querce (ma non solo) e le soffoca in breve tempo per la disperazione di chi sulla preziosa corteccia di quegli alberi fonda la propria vita.

L’allarme parte da un apicoltore, Tomuccio Desole, 80 anni portati magnificamente, che nel proprio terreno a Su Canale, nell’agro di Monti, ha improvvisamente assistito a un fenomeno sinora sconosciuto da quelle parti: le fronde delle querce cambiano colore, ingialliscono, si seccano. E l’albero, sino a poco tempo prima rigoglioso, muore. Sta accadendo sempre più di frequente in un impressionante numero di località sarde, da Caprera (dove è in corso da 4 anni uno studio sui lecceti colpiti) a San Teodoro. Il fungo è arrivato trasportato da piante acquistate in nazioni in cui la malattia era già in atto, Spagna in particolare, colpita come pure il Maghreb.

Desole ha fatto una personale diagnosi della malattia che si è affacciata nella sua splendida vallata: per lui era colpa della Phytophtora. Per averne la certezza, ha invitato per ieri mattina un pool che non ha eguali in Sardegna, i massimi esperti del dipartimento di agraria dell’Università di Sassari: l’ex preside della facoltà, Pietro Luciano, ordinario di entomologia; Antonio Franceschini, ordinario di patologia agraria e forestale; Bruno Spanu, ricercatore; e la dottoranda algerina Hadjer Smahi. Appuntamento in un noto locale della frazione per un caffè, poi inizia la visita.

Bastano pochi secondi per la conferma: a Monti è arrivata la temibile Phytophtora. I segni sono inequivocabili, Luciano non tarda a scoprire anche il vettore: si tratta del Platypus Cylindrus, un tarlo di 4-5 millimetri che buca il legno proprio come accade per i vecchi mobili, lasciando come traccia la classica polverina. Il fungo è il nutrimento per le sue larve. Le spore si diffondono poi nel terreno trasportate dall’acqua verso altri alberi da infettare. Per gli esperti non c’è da perdere tempo: occorre monitorare tutte le zone, maggiore attenzione da politica e organi preposti, come l’Ente foreste.

Spanu e Smahi, armati di piccozza e di una piccola pala, prelevano campioni di terreno e radici e sottolineano come anche la rigenerazione sia compromessa: piante di pochi centimetri sono già secche. Franceschini spiega che in realtà la patologia che sta colpendo il sughereto di Desole è di un tipo complesso. Ovvero, in condizioni normali, una pianta in salute riesce ad avere la meglio nell’assalto degli agenti patogeni. Ma i cambiamenti climatici di questi anni stanno provocando stress alle querce, costrette a sopportare sbalzi estremi che finiscono per indebolirle. Il tarlo, specie se favorito da una errata manovra di decorticazione che ha “ferito” il fusto, penetra portando il fungo che attacca le radici più sottili, quelle che pescano l’acqua. E quando arriva la siccità la pianta non ha la possibilità di abbeverarsi e collassa.

Che fare? chiede Desole. Molte sue piante andranno abbattute. Per altre si consigliano iniezioni di fosfito di potassio. Ma per lui, amante vero della campagna, la sola cosa che conta e che dal suo piccolo boschetto sia stato rilanciato l’allarme per un fenomeno che potrebbe lasciare tracce terribili se dovesse mettere radici.

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