La Nuova Sardegna

energia

Portoscuso, alla centrale Enel a rischio 500 posti di lavoro

di Tamara Peddis
Portoscuso, alla centrale Enel a rischio 500 posti di lavoro

PORTOSCUSO. La Centrale Enel di Portoscuso dal prossimo anno potrebbe non essere più essenziale per mantenere in sicurezza la rete elettrica sarda secondo l'Autorità per l'Energia e il Gas e la...

06 novembre 2015
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PORTOSCUSO. La Centrale Enel di Portoscuso dal prossimo anno potrebbe non essere più essenziale per mantenere in sicurezza la rete elettrica sarda secondo l'Autorità per l'Energia e il Gas e la Società Terna, che gestisce la rete isolana. Se così fosse nel tanto martoriato territorio del Sulcis Iglesiente sarebbero a rischio circa 500 posti di lavoro. Il grido d'allarme arriva dalla rsu della Centrale Sulcis che, in una nota, definisce la situazione come «un castello di carte in precario equilibrio che può crollare da un momento all'altro se venisse meno lo strumento dell'essenzialità concesso da Terna fino a dicembre 2015». Il regime di essenzialità è importante anche perché consente ai gestori delle centrali elettriche di vedersi riconosciuti dalla Società Terna i costi di esercizio dell'impianto.

A esprimere preoccupazione sono anche le segreterie territoriali e regionali della Cisl. «Senza lo strumento dell'essenzialità anche la Centrale G. Deledda, ovvero la super centrale della Sardegna, che fin dal 1967 esporta energia elettrica verso la Corsica e la penisola, rischia di entrare in un vortice che vedrebbe ripercussioni immediate per oltre 200 lavoratori diretti e 300 indiretti il cui posto di lavoro dipende dal funzionamento della Centrale». L'esercizio incerto della centrale Sulcis avrebbe effetti negativi anche per altre realtà industriali del Sulcis Iglesiente come la Società Carbosulcis. Ci sarebbero ripercussioni anche nel riavvio degli impianti dell'Eurallumina a causa della mancanza della disponibilità del carbonile. «La politica sarda – precisano Enne e Cara (Cisl Sulcis) e Marras (Flaei Cisl Sardegna) – si faccia carico di portare il grido d'allarme dei lavoratori e del sindacato nelle stanze del Parlamento nazionale ed europeo e nelle sedi governative dove oggi si decide il futuro del territorio».

La Società Terna, in qualità di gestore in sicurezza ed economicità del sistema elettrico, ha precisato che la decisione ultima riguardo il regime di essenzialità è in capo alle autorità preposte e per quanto riguarda la Sardegna sottolinea che «le criticità di esercizio dalle quali derivava il regime di essenzialità dei tre impianti di Fiumesanto, Ottana, Sulcis , richiedevano la realizzazione da parte di Terna di interventi di sviluppo sulla rete di trasmissione isolana. Con la conclusione di tali interventi e l’entrata in esercizio dei compensatori sincroni per un investimento di 800 milioni di euro la rete locale è stata messa in condizione di maggiore sicurezza, superando molte criticità che si verificavano in passato e che venivano gestite avvalendosi proprio degli impianti essenziali. La cessazione del regime di essenzialità non significa la chiusura delle centrali che, al contrario, restano in funzione ma a un regime di mercato».

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