La Nuova Sardegna

La rivoluzione della sanità in Sardegna: ecco la nuova mappa degli ospedali

di Umberto Aime
Una corsia d'ospedale in un'immagine d'archivio
Una corsia d'ospedale in un'immagine d'archivio

Come cambierà la rete dell’assistenza sanitaria nell'isola. La nuova struttura pensata come una piramide alla cui vetta ci sono i centri di eccellenza di Cagliari e Sassari

13 novembre 2015
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La piramide della salute cambierà eccome con il riordino dei posti letto. Per gli ospedali cambierà la mappa delle gerarchie: i lavori sono ancora in corso, potrebbero esserci altre correzioni, ma siamo ormai dettagli che comunque sono sempre importanti se non vitali quando c’è di mezzo il diritto alla salute e all’assistenza . Però attenzione – è stata la puntualizzazione della Regione – «non ci saranno ospedali promossi e altri declassati. Cambierà solo la loro destinazione d’uso, per evitare sprechi e doppioni fra i reparti».

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La mappa. Va immaginata come una piramide. Ha la base larga: è la sanità diffusa, dai medici di base fino agli ospedali di comunità, con la possibilità di ricovero per i pazienti post acuti (non più in emergenza) o assegnati all’indispensabile servizio di prevenzione. Prima di arrivare al vertice della piramide, si sa, c’è sempre un passaggio intermedio. Ed è a metà della mappa che la Regione ha posizionato gli ospedali di base e quelli di primo livello. Infine, in cima alla gerarchia, ci sono i due poli ad alta specializzazione, uno a Sassari e l’altro a Cagliari.

Case della salute. Saranno 22, quanti sono gli attuali distretti sanitari e garantiranno questi servizi: poliambulatorio territoriale con la presenza di uno o più medici di medicina generale, una postazione del servizio emergenze-urgenze (l’ex 118 che sarà gestito dall’Azienda Areus) e la guardia medica. Quattro case della salute sono già operative a Laconi, Lunamatrona, Villacidro e Pula. Dodici sono in fase avanzata di costruzione ad Arbus, Carloforte, Fluminimaggiore, Giba, Macomer, Mandas, San Nicolo Gerrei, Sant’Antioco, Senorbì, Siniscola e Tortoli. Sei sono ancora da assegnare.

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Ospedali di comunità. Saranno quattro: il Delogu di Ghilarza, lo Zonchello Nuoro, l’Alivesi Ittiri e l’ospedale civile di Thiesi. Garantiranno i servizi legati a queste specialità: pronto soccorso anestesia, medicina, chirurgia, ortopedia, radiologia ed emoteca. Qui potranno essere ricoverati anche i pazienti che hanno subito interventi chirurgici non complessi, i lungodegenti. Sarà previsto anche il servizio di prevenzione.

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Ospedali di base. In questo momento, è la fascia più incerta. Dovrebbero essere quattro, ma Alghero (Marino), Ozieri (Segni), Tempio (Civile) e Lanusei (Nostra Signora della Mercede) potrebbero essere potenziati, ma dipenderà da come sarà organizzata la rete ospedaliera nei rispetti distretti di appartenenza. Correzioni a parte, dovranno avere il servizio di pronto soccorso e garantire le stesse specialità degli ospedali di comunità con prestazioni multidisciplinari. Confermati i posti letto ma non dovranno essere superiori a 15-20.

Ospedali di primo livello. Saranno otto: San Francesco Nuoro (con i servizi però rinforzati), Giovanni Paolo II Olbia, Cagliari (Santissima Trinita e Ospedale universitario), San Martino Oristano, Sirai Carbonia e Cto Iglesias nel Sulcis, il Nostra Signora di Bonaria San Gavino. Dovranno garantire queste specialità: medicina, chirurgia, anestesia e rianimazione, ortopedia ostetricia e ginecologia, pediatria, cardiologia con l’unità di terapia intensiva, psichiatria, oncologia, oculistica, radiologia, Tac, ecografia, urologia, otorinolaringoiatria, terapia non intensiva, centro traumatologico. E ancora il reparto speciale di Stroke unit per chi è stato colpito da ictus e quello di emodinamica ogni 300mila abitanti.

Poli ad alta specializzazione. Saranno due: l’ospedale universitario di Sassari, insieme al Santissima Annunziata) e il Brotzu di Cagliari, che da poco più di un mese amministra anche il Microcitemico e l’Oncologico. Saranno le eccellenze della sanità sarda. Oltre all’offerta degli ospedale di primo livello, garantiranno queste specializzazioni: cardiologia con l’emodinamica 24 ore su 24, cardiochirurgia e rianimazione, neurochirurgia, chirurgia vascolare, toracica, maxillo-facciale, endoscopia complessa, broncoscopia, radiologia con Tac ed ecografo, rianimazione pediatrica e neonatale, medicina nucleare, centro trauma di secondo livello, chirurgia plastica e il reparto avanzato per la cura dell’ictus.

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Ospedali speciali. Sono i quattro che dovranno garantire l’assistenza in altrettante zone disagiate, quelle di Sorgono (San Camillo), Muravera (San Marcellino), Bosa (Mastino) e Isili (Civile). Avranno il servizio di prontosoccorso, almeno venti posti letto che in caso di necessità garantiranno anche l’assistenza ai pazienti operati e dalla degenza non superiore ai due giorni e il dipartimento di emergenza. Nella categoria degli speciali, c’è anche La Maddalena (Merlo) con un pronto soccorso specializzato e la postazione di emergenza-urgenza. Un discorso a parte potrebbe esserci per l’ospedale Marino di Cagliari: è destinato a essere trasformato in centro di riabilitazione.

I casi contesi. Di sicuro c’è Sorgono: c’è un’apertura da parte della Regione per assegnare più servizi di quelli previsti dal Piano (medicina, chirurgia programmata e assistenza post operatoria). La trattativa è in corso e le promesse potrebbero diventare realtà prima dell’approvazione definitiva della mappa. Poi Ghilarza, che non vorrebbe dipendere troppo dall’ospedale di Oristano, ma è difficile che riesca a spuntarla. È molto più probabile che la promozione al livello superiore arrivi per Alghero (comunque destinato a essere punto di riferimento nella riabilitazione) e Ozieri, ma dipenderà da quali rinunce farà Sassari: nel distretto non saranno ammessi reparti doppione. Infine c’è Lanusei, che avrebbe già ottenuto il potenziamento del pronto soccorso, della rianimazione, dell’anestesia e del reparto di traumatologia.

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