La Nuova Sardegna

Attacco a Parigi, Sardegna in allarme: stretta antiterrorismo su porti e aeroporti

di Giampiero Cocco
Una squadra antiterrorismo della polizia a Cagliari
Una squadra antiterrorismo della polizia a Cagliari

Scatta il piano anche nell'isola, corpi speciali in allerta. Vigilati i confini con la Corsica. I prefetti sorvegliano gli stranieri sospettati di far parte di organizzazioni filoislamiche
HOLLANDE: «LA FRANCIA IN STATO DI GUERRA. ALLERTA IN TUTTA ITALIA

16 novembre 2015
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SASSARI. L’Allarme 2 decretato sabato 14 dal Consiglio dei ministri e attuato dal Viminale ha avuto effetti di prevenzione antiterrorismo anche nell’isola. I diversi reparti Fir (forze di intervento rapido) delle forze armate italiane, i nostri Navy Seals, marinai, soldati, agenti della polizia di stato e carabinieri altamente specializzati in azioni antisabotaggio e antiterrorismo sono in stato di allerta h24, pronti a intervenire sugli scenari di emergenza.

L’impiego dei paracadutisti del Col Moschin (di stanza a Pisa e Livorno) del Goi (gli incursori Comsubin della marina militare), degli specialisti del Gis (gruppo di intervento speciale dei carabinieri) e del Nocs (Nucleo centrale di sicurezza della polizia di Stato) sono perennemente in “assetto operativo”.

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Gli uomini del Nocs e del Gis sono presenti nell’isola, dove sono operativi due centri di addestramento (a Iglesias e Abbasanta): gli specialisti sono pronti a intervenire nell’isola, elitrasportati, in poco meno di 20 minuti, coprendo tutte le zone di eventuali crisi.

I controlli disposti dal piano di Allerta 2 riguardano i siti sensibili (tra i quali rientrano ospedali, tribunali, comuni e caserme), i porti e gli aeroporti, con particolare attenzione sui valichi di frontiera. In Sardegna l’unico punto delicato (oggetto di simulazioni di attacchi terroristici che si ripetono annualmente, per tenere in esercizio le diverse forze in campo) è Santa Teresa di Gallura, il porticciolo gallurese da dove partono e arrivano i traghetti diretti in Corsica. Qui i controlli, normalmente più che accurati, sono stati intensificati su ogni persona o automezzo che transita da e verso l’isola francese.

Anche se, nella bassa stagione, il flusso dei passeggeri (formato prevalentemente da lavoratori pendolari) si riduce notevolmente. Intensificati anche i controlli nei porti di Olbia, Porto Torres e Cagliari, mentre particolare attenzione è stata attuata (anche prima della elevazioni dello stato di rischio in Italia) nel canale di Sardegna, il tratto mare 8180 miglia nautiche) che separa l’isola dal nord Africa, da dove arrivano, anche se sporadicamente, i barconi degli immigrati clandestini.

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Saranno comunque i prefetti, esaminate le esigenze e le criticità sul territorio di loro competenza, a rimodulare la lista degli obiettivi sensibili, mentre un particolare monitoraggio è stato disposto negli istituti penitenziari della Sardegna dove si trovano rinchiusi detenuti sottoposti a massima sicurezza.

Il monitoraggio che il Viminale ha richiesto sui luoghi di detenzione, in stretto coordinamento con il ministero della Giustizia e con i vertici dell’amministrazione penitenziaria, è dovuto al fatto che diversi presunti terroristi islamici si trovano in cella, situazione che ha portato, nel tempo, a proselitismi i cui effetti sono stati rilevati nel croso di diverse indagini avviate dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari.

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«In Italia c’è una minaccia accresciuta – ha detto sabato scorso il ministro dell’Interno Angelino Alfano – anche se non sorretta da elementi concreti e specifici sul nostro paese. Alzare il livello di prevenzione è naturale, stando l’attuale situazione internazionale». Al Ministero dell’Interno sono certi che, qualunque sforzo venga messo in campo, non sarà possibile garantire la sicurezza assoluta. «Nessun paese è a rischio zero – ha aggiunto il ministro Angelino Alfano –, e lo sforzo di prevenzione che abbiamo messo in campo può ridurre i rischi ma non può eliminarli con certezza».

Concetti che i servizi segreti e le diverse agenzie antiterrorismo ripetono da anni. Anche se la Sardegna è considerata, nel panorama nazionale, a basso rischio di attentati terroristici non bisogna abbassare la guardia perché, come dimostrano le attuali indagini sugli avvenimenti di Parigi, i progetti, le basi logistiche e i rifugi per gli autori di un attacco terroristico possono essere pianificati è approntati lontano dal luogo in cui l’attentato viene attuato.

L’esempio più calzante è quello della presunta cellula pachistana di Olbia aderente ad Al Qaeda e sgominata, a gennaio, dalla Dda cagliaritana e dalla Digos di Sassari. Il gruppo di commercianti pakistani aveva, stando ai pesantissimi capi d’accusa, progettato e sovvenzionato attentanti sanguinosissimi in Medio oriente utilizzando i soldi delle collette che arrivavano dalle comunità del Nord Europa e dell’Italia, grazie ai con collegamenti tra diversi Imam fondamentalisti. Tra gli estremisti espulsi come indesiderati dall’Italia, il cui rimpatrio obbligatorio è stato firmato dal ministro dell’Interno su proposta dei questori, rientrano sei persone, tra le quali un minorenne e due adulti residenti nel Nord dell’isola, che inneggiavano o erano ritenuti fiancheggiatori della Jihad, la guerra intentata dagli estremisti islamici contro coloro che non seguono i dettami coranici imposti da Isis o Al Qaeda.

I prefetti isolani hanno già individuato, dopo aver convocato i comitati di sicurezza locali, gli obiettivi da sottoporre a misure di prevenzione, anche se il compito più delicato resta quello affidato agli agenti dell’antiterrorismo e dell’intelligence che da sempre sondano e tengono sotto controllo gli ambienti legati all’estremismo islamico, compresa la rete, l’universo di internet sul quale cercano di intercettare messaggi o dialoghi tra personaggi, i foreign fighters, di ritorno dai centri di addestramento islamici, le pericolose cellule in sonno ma sempre attivabili e pronte a colpire.

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