La Nuova Sardegna

L’esecuzione di Argiolas, riemerge l’incubo della faida

di Valeria Gianoglio
L’esecuzione di Argiolas, riemerge l’incubo della faida

L’allevatore è stato raggiunto al volto da diverse fucilate a pallettoni, poi forse il colpo di grazia Tre le piste privilegiate, non si esclude un regolamento di conti legato a fatti di cronaca più recenti

21 novembre 2015
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INVIATO A NORAGUGUME. Il primo colpo di fucile indirizzato al volto, dopo averlo affiancato a bordo di un’auto, gli altri a seguire, mentre il camioncino, con la marcia inserita, continuava la sua corsa senza freni e finiva, ribaltato, sul bordo della carreggiata opposta, inghiottito dal buio e da qualche frasca. Poi, forse, il colpo di grazia. Il giorno dopo il terribile agguato che intorno alle 18 di giovedì ha ucciso l’allevatore di 42 anni, Giampietro Argiolas, mentre una ditta di pulizie mandata dal Comune cerca di eliminare le tracce di sangue che ancora imbevono la strada dell’agguato, Noragugume e i suoi 300 abitanti si svegliano con qualche certezza in più sull’ultimo compaesano ucciso ma con altrettanta voglia di scacciare via lo spauracchio della faida. Una parola troppo ingombrante, complicata e dolorosa, anche solo da pronunciare.

Le indagini. All’indomani delle fucilate che hanno spezzato la vita di Giampietro Argiolas, dopo una notte tra sirene, rilievi e primi interrogatori, e a poche ore dall’autopsia che verrà eseguita probabilmente lunedì a Cagliari dal medico legale Roberto Demontis, i carabinieri della compagnia di Ottana guidati dal tenente Massimo Meloni fanno capire che non esiste una pista privilegiata. Perché sono tante le questioni nelle quali Argiolas era considerato coinvolto, seppur magari alla lontana. Eppure, in mezzo a tante domande e molti dubbi, emergono tre percorsi investigativi che secondo gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero della Procura di Oristano, Armando Mammone, potrebbero spiegare per quale motivo, un killer, giovedì sera, si sia armato di un fucile, sia salito su un’auto o più probabilmente un pick-up, e poi, con un po’ di pazienza, abbia atteso che Giampietro Argiolas lasciasse la sua azienda agricola, vicino al paese, e imboccasse la strada provinciale 33 che collega Borore a Ottana, per poi esplodere la furia di fuoco.

Tre piste. La prima pista porta al duplice omicidio del gennaio dell’anno scorso avvenuto a Noragugume, e da molti considerato il punto di unione tra gli omicidi più datati della faida e i tempi recenti. Correva la fine di gennaio del 2014, e all’alba di una domenica era stati ammazzati a colpi di fucile Bruno e Umberto Nieddu, due allevatori, padre e figlio di 74 e 26 anni. Secondo una certa corrente di pensiero tra gli investigatori, l’omicidio di giovedì sera, il corpo straziato di Argiolas, sarebbe una risposta a quel duplice delitto. Ma come e in quali termini ancora non si sa, come spesso capita, nelle vicende legate alla faida. La seconda pista, invece, porta in modo più deciso ai complicati e più datati meandri della faida di Noragugume. E il paese, su questo fronte, ha pochi dubbi: si tratta del classico e terribile piatto da servire a freddo. Una vendetta a scoppio molto ritardato, come si usa negli ambienti di campagna dove i torti non si dimenticano. La terza e ultima pista, infine, conduce a un altro paese della zona che spesso, soprattutto in passato, è stato teatro di agguati e omicidi: Silanus. è proprio in quel paese, infatti, che il 16 novembre dello scorso anno viene colpito dalle fucilate l’ex impiegato della Camera di commercio, Bachisio Cossu. L’inchiesta legata a quell’agguato imbocca da subito una direzione precisa: conduce proprio a Giampietro Argiolas. E per un motivo molto semplice: Argiolas era il marito e fino a poco tempo prima anche convivente della nuova compagna di Cossu. Ma poi i due si stavano separando, anche se ancora non lo erano in modo ufficiale. Certo è che l’allevatore di Noragugume finisce nel registro degli indagati perché sospettato di essere in qualche modo coinvolto nell’agguato a Cossu. L’inchiesta è ancora aperta.

Quanti colpi? Toccherà all’autopsia che verrà eseguita all’istituto di medicina legale di Monserrato stabilire quante fucilate sono state esplose e se c’è stato il colpo di grazia. Si sa che Argiolas è stato raggiunto alla testa da diversi pallettoni, domani per l’autopsia sarà utilizzato uno speciale macchinario attraverso il quale sarà possibile conoscere il numero preciso dei colpi esplosi e la loro esatta posizione. L’unica tremenda certezza, per il momento, è che Argiolas giace senza vita nella sala settoria di un ospedale di Cagliari, e che i suoi familiari e amici lo piangono disperati. Tutto il resto, per ora, resta avvolto nel mistero.

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