La Nuova Sardegna

il record

Pomodori sardi da industria, il 70% coltivati nell’Oristanese

di Michela Cuccu
Pomodori sardi da industria, il 70% coltivati nell’Oristanese

ORISTANO. Arrivano quasi tutti dalle campagne dell'Oristanese, i pomodori da industria prodotti in Sardegna. Il 70 per cento delle aziende ha infatti sede in provincia, segno che gli agricoltori di...

22 novembre 2015
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ORISTANO. Arrivano quasi tutti dalle campagne dell'Oristanese, i pomodori da industria prodotti in Sardegna. Il 70 per cento delle aziende ha infatti sede in provincia, segno che gli agricoltori di questa zona credono ancora in un settore che mai come in questi anni ha dovuto affrontare enormi difficoltà. L’ultima è stata la vicenda delle conserve vendute come italiane e che invece erano arrivavano dalla Cina. Da subito le associazioni dei produttori e dei consumatori avevano gridato allo scandalo, parlando di concorrenza sleale e soprattutto di truffa. Eppure, i produttori locali, non si sono arresi. «L’unica nostra arma di contrasto alla contraffazione è la qualità», dice Priamo Picci, presidente dell'Arpos, l'associazione che in Sardegna riunisce gli agricoltori che producono pomodoro da industria. Nata come cooperativa nel 1976, quando il settore andava a gonfie vele e il prodotto sardo era il dominatore indiscusso del mercato locale, l'Arpos oggi è composta da circa 70 aziende agricole, la maggioranza con sede nell'Oristanese. Quest'anno la produzione totale ha sfiorato 300mila quintali, meno della metà rispetto a una decina di anni fa, quando in Sardegna il pomodoro veniva trasformato in quattro stabilimenti: due nel Medio Campidano, uno a Valledoria e l’altro a Zeddiani. Anche adesso che di industria conserviera ne è rimasta solamente una, la Casar di Serramanna, Priamo Picci è convinto che «ci sono ancora parecchi spazi di crescita». Nell’isola sono circa 350 gli ettari coltivati a pomodoro da industria. «La produzione potrebbe aumentare notevolmente – dice Picci –. Il mercato non manca se è vero che gli scaffali di vendita sono zeppi di pelati, passate e conserve che arrivano da fuori Sardegna». Giuseppe Casu, direttore della Coldiretti di Oristano, spiega che non è da visionari puntare su una ripresa e addirittura sulla crescita del settore. «Questo è un territorio che ha sempre dimostrato una vocazione alla coltivazione del pomodoro e i risultati lo confermano. Servono strumenti seri di tutela e contrasto alle contraffazioni». I produttori da qualche anno stanno adottando strategie che potrebbero essere definite di auto tutela. Dal 2011, l'Arpos immette mercato pelati, polpe e passate, comprese le polpe per le pizzerie, con un marchio che non ha bisogno di troppe interpretazioni “Io sono sardo”. «Il primo anno – racconta Picci – ci limitammo a 500 quintali di prodotti. Pochissime confezioni per testare se potessero interessare ai consumatori. Devo dire che ha funzionato».

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