La Nuova Sardegna

Falchi salva, la sfiducia non passa

Falchi salva, la sfiducia non passa

Bocciata la mozione dell’opposizione. Con la minoranza vota anche la Base

26 novembre 2015
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CAGLIARI. Conflitto d'interessi? No. Allora ingenuità? È possibile. «Avesse avuto anche solo l'esperienza di un consigliere comunale, l'assessore regionale avrebbe dovuto astenersi, in Giunta, al momento del voto sul Piano di sviluppo rurale. Non l'ha fatto, ci dispiace, ma non ha altre colpe». Con questa ramanzina molto educata, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha fatto da apripista a quanto sarebbe accaduto da lì a poco in Consiglio regionale. Questo: com'era scontato, la maggioranza di centrosinistra ha bocciato la sfiducia presentata dall'opposizione contro l'assessore all'Agricoltura Elisabetta Falchi. Contestata o meglio messa sott'accusa per essere stata «troppo attiva» - testuale - in due finanziamenti presentati dalle «aziende di famiglia che nell'Oristanese producono riso e sementi» e che «a luglio hanno ottenuto un contributo europeo, 485mila euro in tutto, per lavori di ammodernamento». Però è necessaria una precisazione: le pratiche della «Falchi&Co» risalgono al 2012, quando l'assessore era solo una manager e non faceva ancora parte della Giunta. Allora dove sarebbe la colpa? Quella – sempre secondo la minoranza – di aver partecipato e votato nella seduta in cui l'esecutivo dichiarava la «necessità improrogabile di accelerare e modificare la spesa dei finanziamenti per l'agricoltura» e aver «firmato anche un decreto che autorizzava il ripescaggio di 5mila imprese (comprese le sue) rimaste all’inizio escluse dalla ripartizione per mancanza di fondi». È stato il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, a sparare la prima cannonata: »La buona politica – ha detto – pretende il massimo della trasparenza e in questo caso non c'è proprio stata». I Riformatori hanno insistito, «non crediamo nei miracoli della burocrazia». Mario Floris dell'Uds è stato molto più conciliante: «Assessore, chieda scusa e chiudiamo il caso». Le scuse non sono arrivate. Anzi, dopo il presidente Francesco Pigliaru, deciso nel dire «chiariremo tutto senza lasciare ombre e non è certo in discussione la fiducia nell’assessore», è stata proprio Elisabetta Falchi a ricostruire la vicenda, data dopo data, per concludere: «Non ho commesso alcunché d'illegittimo. C'era quasi mezzo milione bloccato da troppo tempo e invece l'abbiamo speso per non doverlo restituire a Bruxelles». La maggioranza si è schierata subito a sostegno, anche se poi Gaetano Ledda (La Base) voterà insieme alla minoranza (sin dall’inizio della legislatura il movimento è critico con l'assessore) e Pier Mario Addis del Partito dei sardi (i sovranisti sono in conflitto perenne coi Rossomori, che è il gruppo di riferimento della Falchi) ha precisato polemico: «Assessore, al suo posto avrei accelerato il bando per i giovani e molto meno quello sui soliti capannoni», poi non parteciperà al voto. Viste le crepe, l'opposizione ha continuato a caricare. Forza Italia, con Stefano Tunis e Marco Tedde, è stata fin troppo esplicito: «Comunque finisca, andremo avanti nella denuncia e lo faremo in tutte le sedi». Luigi Lotto del Pd ha replicato: «È una mozione ingiusta e ingiustificata. Qualcuno del mio partito ha detto che l'assessore sarebbe stato ingenuo. Bene, credo che non le possa essere contestato neanche questo: ha fatto tutto alla luce del sole». I Rossomori, con Emilio Usula, sono stati ancora più diretti nel contrattacco: «Quelle del centrodestra sono accuse ipocrite e servono solo a nascondere l'inefficienza del passato». Nell’ultima replica Pietro Pittalisha impugnato la sciabola: «Senza pudore, il centrosinistra ci fa sapere che le regole valgono solo per i comuni mortali». Alla fine è arrivata l'inevitabile conta: 31 i no alla mozione, 23 sì, e l'assessore è uscito indenne. (ua)

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