La Nuova Sardegna

Cannonau sardo imbottigliato a Como

di Antonello Palmas
Cannonau sardo imbottigliato a Como

Il deputato Pili su Facebook: viene venduto nell’isola. L’azienda lombarda: il vino arriva da Cagliari

11 dicembre 2015
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SASSARI. Il Cannonau di Sardegna made in Como? Sarebbe come dire parmigiano reggiano proveniente da Foggia, oppure peperoncino di Soverato in arrivo da Riccione. Eppure è tutto vero: sugli scaffali di una catena di supermercati isolani sono apparse le bottiglie del vino “Le Rovole”, dell’azienda “Natale Verga” di Carmenate, Como. A lanciare l’allarme è stato il deputato Mauro Pili (Unidos), che sul suo profilo Facebook ha parlato di «Cannonau di Milano, spacciato per Cannonau di Sardegna, venduto nei supermercati in Sardegna. Truffa di Stato denunciata un anno fa con interrogazioni parlamentari e non solo. In queste ore in vendita in Sardegna e la Regione dorme sonni tranquilli!»

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Invece è tutto perfettamente legale. A spiegarlo è la stessa azienda produttrice che casca dalle nuvole: «Guardi – rispondono molto tranquillamente dagli uffici della Na.Ve. – l’imbottigliamento fuori zona è una pratica utilizzata frequentemente e normata». Sì, perché il Cannonau in questione è davvero sardo. «Lo facciamo arrivare dalla zona di Cagliari e lo imbottigliamo – dice l’azienda –. Per alcuni tipi di vino, c'è l’obbligatorietà di imbottigliamento nelle zone di origine, come per esempio il Barolo, che infatti noi ci limitiamo a commercializzare. Per gli altri occorre essere in possesso di una deroga per imbottigliamento fuori zona, su queste cose non si scherza: la Repressione frodi delega a enti appositi il controllo e se ti trovano con la delega scaduta sono guai. Sulla bottiglia c'è comunque scritto che non è imbottigliato in Sardegna».

La ditta Natale Verga, nata nel lontano 1895, fa questa operazione con vini praticamente di tutta Italia: tra le sue proposte il Rosso veneto Igt, il Rosso Salento Igt, il Pinot grigio Valdadige doc, il Nero d’Avola Terre siciliane, il Merlot veneto, il Montepulciano d'Abruzzo e tanti altri. Certo, l’isola ha sempre le antenne ben dritte quando teme uno scippo dai danni della sua immagine.

Così il giorno prima rispetto all’allarme di Pili sul social network il senatore del Pd, Silvio Lai, aveva sottolineato il pericolo che deriverebbe se l’Ue imponesse la norma che liberalizza la coltivazione di vitigni autoctoni, permettendo a chiunque di produrre in qualsiasi Stato dell’Unione vini tipici di un’altra area, con gravi ripercussioni. Lai chiede «la mobilitazione di governo e Regione per fermare gli euroburocrati». Chiaro infatti che la concorrenza di produzioni a basso costo danneggerebbe le aziende locali che puntano sulla qualità e sui marchi, oltre che sulla loro unicità».

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