La Nuova Sardegna

Il Pendolino è partito, un “lento” passo avanti

di Umberto Aime
Il Pendolino è partito, un “lento” passo avanti

Viaggio inaugurale dell’Atr 365: da Cagliari a Sassari in 2 ore e 28 Solo una manciata i minuti risparmiati a causa della rete inadeguata

12 dicembre 2015
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SASSARI. Chi possa essere il santo protettore degli otto “Pendolini di Sardegna” non si sa ancora. Da domani in poi, quando i primi tre entreranno in servizio, sarà certo un devoto e puntuale capostazione a scegliere quello più appropriato. Ma con una certezza: fra i papabili mai potrà esserci Sant’Anna. Non tanto per un possibile disinteresse celeste della Madre di Maria verso le strade ferrate, quanto perché è proprio nell’anonimo snodo di Sant’Anna, appena fuori Oristano, che l’Atr 365 s’è dovuto inchinare, fermare, nel suo celebrato viaggio inaugurale sulla Cagliari-Sassari, atteso fra ventiquattr’ore anche sulla Cagliari Olbia. Se non fosse stato per quel semaforo rosso, inaspettato e inopportuno, il treno super veloce (per ora singhiozzo nelle accelerate) sarebbe riuscito a chiudere il suo primo cost to cost nelle annunciate 2 ore e 25 minuti. Invece taglierà il traguardo, a Sassari, con 180 secondi di ritardo su una marcia che tutti avrebbero voluto perfetta sin dall’inizio.

Record mancato, Il «Pendolino» bianco-rosso ci proverà fra qualche ora a essere quella «bomba» promessa. Anche se fino a quando ci saranno ben cinque fermate intermedie, Elmas-Aeroporto, San Gavino, Oristano, Abbasanta e Macomer, e in più l’immancabile Chilivani per chi va o viene da Olbia, sarà difficile che riesca a recuperare più di sette massimo dieci minuti sull’ormai vecchio «Minuetto». Finora era quel falso siluro il detentore di un impresentabile «quasi tre ore» per 251 chilometri, la distanza ferroviaria fra Cagliari e Sassari.

L’handicap. Per i prossimi mesi, bisognerà accontentarsi di quei sette minuti risparmiati, senza pretendere la mezz’ora o addirittura quel qualcosa in più che vorrebbe la Regione. Perché? Qui non c’entra una dispettosa Sant’Anna, è colpa di binari che non sono doppi, diciamo così a due corsie se non fino a San Gavino, oppure con troppe curve e saliscendi da Oristano in su, ed è ancora peggio da Macomer a Sassari fra curve strette e altre troppo larghe. È questo camel trophy ricevuto in eredità dal Novecento, prima o poi bisognerà metterci mano ma ci vorrebbero oltre 700 milioni, a impedire al «Pendolino» di superare i 150 chilometri all’ora - il limite è stato imposto dall’Agenzia per la sicurezza – e neanche sprigionare tutti i cavalli del motore diesel costruito dalla spagnola Caf, che dichiara ben 180 come velocità di crociera.

Il futuro. Qualcosa potrebbe cambiare in meglio a metà dell’anno prossimo quando treno e binari cominceranno a dialogare fra loro grazie a un software (per gli appassionati, è l’Scmt, sistema di controllo marcia), che il gestore della rete, Rfi, comincerà a installare da Oristano a Chilivani. Sarà quell’attrezzaggio (altra definizione tecnica) a permettere finalmente al «Pendolino» di pendolare, ora non lo può fare, in quasi tutto il tragitto, e non è un gioco di parole. Vuol dire che allora il convoglio – composto da tre o quattro carrozze – memorizzerà il percorso e darà in automatico il segnale al macchinista quando potrà spingere con più decisione l’unico joystick che comanda la velocità. Quella media del debutto non ha superato invece i 102 chilometri.

Il presente. Detto delle speranze, il primo viaggio del quasi superveloce – gli otto comprati dalla Regione sono costati 80 milioni e per molti anni sono sembrati soldi gettai via – è stato buono, bello e dai gusti forti grazie al buffet a basi di prosciutto, salsiccia, carasau, bibite e succhi di frutta, organizzato da Trenitalia, gestore in esclusiva del servizio per conto della Regione. Purtroppo non sarà sempre così: a bordo per i passeggeri non è previsto nel costo del biglietto (15,75 euro, il prezzo è rimasto invariato) un punto di ristoro e questo è sbagliato. Comunque sono comode le poltrone rosse, tecnologiche una o due prese elettriche fra i braccioli e abbastanza anche il wi-fi gratis per i 200 passeggeri. È tutt’alttra cosa, l’insieme, rispetto al post-bellico «cento porte», treno-tradotta da museo, che al binario 3 della stazione di Cagliari ha fatto da testimone al taglio del nastro e al battesimo con lo spumante. Cerimonia voluta dai due ultimi padrini del «Pendolino», il governatore Francesco Pigliaru e l’assessore ai Trasporti Massimo Deiana. Una curiosità: prima di partire, i due si sono messi in tasca – chissà solo se per scaramanzia – un fiocco tricolore. «È un reperto – ha detto qualcuno – e fra qualche anno varrà qualche euro su e-bay».

Buon viaggio. Sono stati Pigliaru e Deiana i primi a salire in carrozza, a far da guida a sindaci , parlamentari e dirigenti delle ferrovie invitati per l’occasione. Nelle abbondanti due ore, c’è stato il tempo per ascoltare i ricordi di uno storico funzionario della Regione, Giuseppe Concu, «quant’erano affascinati ma scomode le littorine». A seguire i progetti di Orazio Iacono (Trenitalia) su come «faremo crescere con la qualità» (finalmente) la clientela, oggi sfiora i 14mila passeggeri al mese, e di Daniele Seglias (Rfi) sicuro nel dire: «Arriveranno 100 milioni per le ferrovie isolane». Che sia la volta buona? Chissà e forse molto dipenderà anche dal nome del futuro patrono del «Pendolino di Sardegna».

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