La Nuova Sardegna

Essenzialità, pressing della Regione per salvare le centrali

Essenzialità, pressing della Regione per salvare le centrali

L’assessore Maninchedda: contatti continui con Terna L’obiettivo da raggiungere: creare l’agenzia elettrica isolana

20 dicembre 2015
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La revoca del regime dell’essenzialità rischia di provocare la chiusura delle centrali elettriche dell’isola e di creare un pericolosissimo effetto a catena nell’indotto. Due giorni fa Paolo Clivati, patron di Ottana Energia, ha minacciato la chiusura degli impianti il 1° gennaio. Se da Terna non arriveranno certezze sulla possibilità di sopravvivenza della centrale, finirà un ciclo produttivo importante per l’isola ma soprattutto per la Sardegna centrale. L’argomento energia è stato al centro anche dell’ultimo incontro che il governatore Francesco Pigliaru – presente l’assessore all’Industria Maria Grazia Piras – ha avuto con i sindacati. Il governatore ha ribadito che il pressing è costante, che la questione energetica resta per l’isola fondamentale, soprattutto considerata l’assenza del metano. Ma dal ministero, che dopo l’incontro del 24 novembre, aveva annunciato comunicazioni prima di Natale, non sono arrivate notizie confortanti. E nel frattempo l’Authority ha confermato ufficialmente che l’essenzialità sarà garantita nel 2016 solo per la centrale Enel di Assemini, che pure è in fase avanzata di dismissione.

Sull’argomento interviene sul suo blog l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda, che ribadisce come il pressing della giunta nei confronti di Terna – che ha chiesto e ottenuto la revoca dell’essenzialità per le centrali di Ottana, Fiume Santo e Porto Vesme nel Sulcis, non ha mai perso vigore. «Se fosse stato possibile registrare e sbobinare i colloqui tra il Presidente (e i suoi uffici), il Ministero e Terna, avremmo acquisito agli atti un pezzo di una lotta titanica che è in corso e che ha un contenuto molto forte: la Sardegna non vuole lasciare il suo sistema elettrico appeso al filetto interdentale del cavo Sapei, non vuole farsi chiudere da altri i suoi distretti industriali, non accetta decisioni imposte sulla pelle del proprio futuro. Non solo: la Sardegna vuole liberarsi le mani per poter aggredire il tema energetico secondo la migliore legislazione europea delle isole energetiche, non chiedendo il permesso ai due colossi parastatali (il prefisso è tutto in questi casi) che vogliono desertificare le zone industriali della Sardegna e farci credere che il loro filo interdentale marittimo sia in grado di diventare anche il perizoma che copre le loro vergogne». Poi l’annuncio dell’assessore: «Prima o poi, faremo l’Agenzia Elettrica Sarda, perché ci riprenderemo il Taloro e tutti gli invasi, rafforzeremo le società di Benetutti e Berchidda e regoleremo gli scambi sul posto tra i produttori di energia. Come pure sia chiaro che l’idea di una multiutility sarda di acqua, energia e rifiuti è molto in campo e prima o poi se ne parlerà in Consiglio per avere il mandato per realizzarla».

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative