La Nuova Sardegna

Il passato dell’allevatore al centro delle indagini

di Lamberto Cugudda
Il passato dell’allevatore al centro delle indagini

Per bloccare il pick up della vittima è stato utilizzato uno stratagemma L’uomo si è fermato per prendere un campanaccio di valore lasciato sulla strada

23 dicembre 2015
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GAIRO TAQUISARA. Il paese è finito sotto una cappa di paura. Il brutale omicidio di Simone Piras, l'allevatore di 33 anni, ha riaperto vecchie ferite. L’uomo è stato colpito da tre fucilate a pallettoni calibro 12 esplose da pochi metri – una al fianco destro e due al viso – intorno alle 18.45 di lunedì lungo la strada comunale che dalla zona di Perda Liana porta alla provinciale che dalla frazione gairese di Taquisara giunge fino alla zona della stazione ferroviaria di Villagrande Strisaili, per poi rientrare nella strada statale 389 per Nuoro-Lanusei. È stata fissata per questo tardo pomeriggio l'autopsia, che sarà effettuata in ospedale a Lanusei dall'anatomopatologo Roberto Marcialis. I funerali potrebbero tenersi domani.

Le indagini. A occuparsi dell’omicidio sono i carabinieri della compagnia di Jerzu e del Reparto operativo del comando provinciale di Nuoro. I militari indagano su più fronti: si scava nel passato della vittima che sembra avesse precedenti penali per piccoli reati. Sono decine le persone – diverse delle quali hanno dei capi di bestiame a non molta distanza da Genna Orruali, dove li ha anche la vittima della feroce esecuzione – sentite dai carabinieri durante la notte e ieri, anche tra amici e parenti dell'uomo, e tante le perquisizioni effettuate tra il paese e la campagna.

La trappola. Si è trattato di una vera e propria esecuzione per l'allevatore, sposato e padre di tre bambini (di otto, cinque anni, e l'ultimo di un mese e mezzo), che viaggiava sulla strada, in località Funtanedda, a bordo del suo fuoristrada Nissan Navara cassonato. Chi ha ideato l’agguato omicida ha trovato un modo per bloccare Piras senza che questo potesse insospettirsi alla vista di pietre lungo la carreggiata o quant'altro. A quanto pare, sarebbe stato sistemato, nella carreggiata, un grosso campanaccio per mucca, che costa fra i 220 e i 300 euro. E il giovane allevatore di Gairo Taquisara ( sposato a Elini, dove si era trasferito da pochi anni), si sarebbe fermato per recuperarlo. Ma mentre era chino per raccoglierlo,con il motore del fuoristrada acceso e i fari puntati sul grosso campanaccio, da un piccolo costone distante circa sette metri, è partita la prima fucilata a pallettoni calibro 12, che l'ha centrato al fianco destro. L'intento era quello di bloccarlo, in maniera che non potesse tentare la fuga: il killer voleva centrarlo al viso e così ha fatto, subito dopo, con altre due fucilate esplose, a quanto pare, da due-tre metri. Un chiaro messaggio. A sparare sarebbe stata una sola arma, ma non è escluso che all'azione abbiano preso parte più malviventi.

L’allarme. Il cadavere di Simone Piras è stato trovato da un automobilista – che ha dato l'allarme alla centrale operativa dei carabinieri alle 18.50 – disteso nella carreggiata a meno di due metri dal suo fuoristrada, con il motore e i fari ancora accesi. L'agguato sarebbe stato messo a segno circa dieci minuti prima, quando Piras, come faceva ogni giorno – dopo avere accudito le mucche e le capre in località Genna Orruali, si era messo in viaggio per fare rientro a casa, a Elini.

Gli altri omicidi. Una delle piste seguiteè quella che porta al penultimo omicidio commesso a Gairo: quello dell’imprenditore-muratore 27enne Massimiliano Langiu, ucciso nel primo pomeriggio dello scorso 26 luglio, con due fucilate al volto, nelle campagne di Spallana Is Illius. Ma prima ancora, ad un altro delitto avvenuto nel novembre del 2014, quando nelle campagne di Gairo Taquisara era caduto sotto i colpi di fucile l'operaio forestale Aldo Caboi, di 63 anni, spirato in ospedale dopo alcuni giorni di agonia. Con Caboi era rimasto ferito anche Fabrizio Ligas, un suo amico di 33 anni. Gli inquirenti cercano di capire se i tre agguati in poco più di un anno siano legati tra loro.

Incubo faida. La paura si è impossessata del paese della vallata del Pardu. Tanto che, ieri mattina, con una lunga nota inviata ai media, l'ex sindaco e attuale consigliere comunale di opposizione, Roberto Marceddu, ha affermato «No al sangue che chiama altro sangue». Per il consigliere, il paese ripiomba nella paura della vecchia faida: «Siamo una comunità, ci possiamo dividere in tante cose ma dobbiamo far prevalere la ragione: no a lutti, vedove e orfani».

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