La Nuova Sardegna

Vigneti ad alta quota? Solo per veri eroi

Il vigneto di montagna (745 metri sul livello del mare) sul monte Pèlau, sopra un vulcano spento
Il vigneto di montagna (745 metri sul livello del mare) sul monte Pèlau, sopra un vulcano spento

Il docente Gianni Nieddu: i rischi aumentano, bisogna curare con più attenzione la produzione

27 dicembre 2015
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BONNANARO. Un vigneto a oltre 730 metri sul livello del mare? Gianni Nieddu, nuorese di 58 anni, presidente del corso di laurea in tecnologie viticole enologiche e alimentari dell'università di Sassari, autorità indiscussa fra vigneti e calici, parla di "viticulture eroiche".

Spiega: «In tante zone del mondo la vite viene coltivata anche a notevoli altezze: lo sanno bene i missionari che hanno sempre avuto necessità di produrre il vino per la messa nelle zone tropicali. A Salta, in Argentina, nel Tropico del Capricorno, troviamo i vigneti coltivati alle quote più alte del mondo (metri 3100). In Europa, troviamo splendidi vigneti e ottimi vini nelle valli Svizzere o in Val d'Aosta (circa 1200 metri). Spostandoci a sud e salendo oltre i mille metri incontriamo vigneti e cantine sulle pendici dell'Etna, o a Cipro, inerpicandoci a quota 1500. Un vigneto sardo a 720 metri è una conferma della regola».

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Qualche esempio di casa nostra?

«La zonazione effettuata a Ierzu ha acclarato la valenza viticola delle vigne poste a quote più alte (500-750 metri) atte a produrre vini da invecchiamento. Importanti esempi di coltivazione in alta collina sono diffusi dalla Gallura al Nuorese. Con l'innalzamento di quota aumentano però i rischi di grandine, forti piogge, gelate, non dimenticando anche i maggiori costi di lavorazione».

Sardegna terra ideale per la produzione dei vini?

«Quando Enea intravide le coste italiche, dedusse dalla vegetazione spontanea che il luogo era adatto alla coltivazione della vite. Ma che dire delle terre francesi, ungheresi o californiane? Sardegna è terra ideale per noi di cultura latina perché ne intravediamo la messa in pratica della gerarchia dei fattori della qualità e della cultura enologica. Nel nuovo mondo ci deridono per il nostro attaccamento alla tradizione e coltivano la vite su appezzamenti di migliaia di ettari. Da noi la vite deve vivere dignitosamente, curata come dai nostri nonni in un prezioso giardino, scegliendo con cura la posizione del vigneto, badando all'esposizione, al sole, al vento e alle caratteristiche dei suoli. In una bella isola come la nostra (ricca di diversità geologica) e come le tante belle altre zone del mediterraneo è relativamente più facile ottenere buone uve rispetto ad ambienti più freddi o più umidi, più fertili, meno ventosi o meno luminosi»

Ci saranno zone e zone.

«Non tutte le aree sono ugualmente vocate: da ogni binomio vigneto-varietà possiamo ottenere diversi tipi di uve e quindi di vino: da un cannonau possiamo produrre uve con diversa composizione, atte a un novello, un vino di pronta beva o da consumare subito, da bere con l'arrosto, soggetto a invecchiare o da assaporare come dessert. Se beviamo un cannonau (o un vermentino e un carignano etc) e abbiamo un po' di esperienza, cogliamo facilmente le differenze tra le zone di produzione. L'Isola produce ottimi vini». (g.m.)

 

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