La Nuova Sardegna

Coppia di invisibili senza alcuna vita sociale

di Luca Fiori
Coppia di invisibili senza alcuna vita sociale

Il sindaco Pietro Carbini: «Non era semplice aiutarli, ora cercheremo di non lasciarli soli»

08 gennaio 2016
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SANTA MARIA COGHINAS. Non era semplice neanche per i servizi sociali del Comune occuparsi di quella coppia che aveva scelto di vivere ai margini della società. Due vite difficili, due storie travagliate che qualche anno fa si erano intrecciate e avevano proseguito insieme in un percorso fatto di degrado e povertà.

Una trentina di anni lei, 45 lui, la coppia - entrambi senza lavoro - da qualche tempo conviveva, senza luce né acqua, in una vecchia casa della famiglia di lui, nel centro del paese. Poco più di un rudere, dove non sempre le assistenti sociali riuscivano a entrare. «Non è facile affrontare queste situazioni – spiega Pietro Carbini il sindaco del paese – queste persone si tengono spesso tutto dentro, si chiudono a riccio e quando si riesce a intervenire a volte è troppo tardi». E questa volta si è arrivati tardi. Nessuno si era accorto che quella ragazza, di corporatura un po’ robusta, stava portando avanti una gravidanza. Non si era resa conto neanche lei che dentro il suo corpo stava crescendo una nuova vita. Nessuna ecografia, nessuna analisi del sangue, nessun visita di controllo.

Sarebbe bastato poco per accompagnare lei e il suo compagno in un percorso che avrebbe dovuto concludersi in un modo diverso.

Neanche le assistenti sociali del Comune che si occupavano di lei da tempo avevano avuto il sospetto che quella ragazza indifesa avesse bisogno di più attenzioni. Una visita ginecologica forse avrebbe evitato la tragedia.

Provenienti entrambi da due famiglie numerose del paese, i due protagonisti di questa triste storia non avevano una vita sociale. Vivevano da soli nella catapecchia dove due giorni fa si è verificata la tragedia ed era raro vederli in giro per il paese.

Lui provava a darsi da fare facendo qualche lavoretto e il Comune ogni tanto lo impiegava nei lavori socialmente utili. L’inizio della relazione, qualche anno fa, lo aveva salvato dalla strada. «Viveva sotto i ponti – racconta amaramente il sindaco – poi aveva conosciuto la compagna e insieme erano andati a vivere nella vecchia casa della nonna di lui. Avevano cercato di rimetterla a posto e tiravano avanti così». Due invisibili, che la piccola comunità aveva quasi dimenticato. Ultimamente lui riusciva a portare a casa circa 300 euro al mese e quei pochi soldi bastavano solo per mangiare. Per l’acqua e per l’energia elettrica non rimaneva niente. Tanto che quando due giorni fa i soccorritori accorsi per tentare di salvare la vita alla neonata sono entrati in casa, si sono trovati davanti una scena terrificante. Rubinetti a secco e casa completamente al buio. Al degrado si è aggiunta la disperazione di quella giovane donna che senza rendersene conto aveva dato alla luce una bimba, nelle condizioni peggiori che si possano immaginare. I sanitari del 118 l’hanno trovata in un lago di sangue. L’arrivo di un ginecologo, chiamato d’urgenza da Tempio, e l’équipe sanitaria del 118 arrivata con elisoccorso da Alghero non hanno potuto far niente per evitare la tragedia. La bimba era già morta.

«Cercheremo di non lasciarli soli – commenta amaramente il primo cittadino – e cercheremo una sistemazione migliore, faremo il possibile per aiutarli». È quello di cui hanno bisogno, ma forse non bisognava aspettare questa tragedia.

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