La Nuova Sardegna

Riforma sanitaria, nell'isola scatta l’allarme chiusura per i punti nascita

L'ospedale Paolo Merlo alla Maddalena
L'ospedale Paolo Merlo alla Maddalena

Il criterio della Regione è semplice: i centri in cui le nascite sono in numero insufficiente saranno chiusi. Già chiusi di fatto sono i punti nascita di Ozieri, Isili, Ghilarza, Bosa e Muravera. Ma altri sono in lista d'attesa

08 gennaio 2016
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La riforma della rete ospedaliera ha già fatto scattare l’allarme tra i territori. I cambiamenti in linea generale sono già definiti, ma di definitivo non c’è ancora nulla.

Da più parti si è già partito l’allarme. Nel disegno di legge non ci sono decisioni definitive. Alcuni punti nascita nell’isola saranno chiusi. A guidare la mano della Regione è stato un criterio semplice. I centri in cui le nascite sono in numero insufficiente saranno chiusi. La lista è del tutto provvisoria. Già chiusi di fatto sono i punti nascita di Ozieri, Isili, Ghilarza, Bosa e Muravera. Verrà chiuso anche uno tra Carbonia e Iglesias. A Cagliari cessarà di esistere il punto nascitan nella clinica privata di Villa Elena. Queste sembrano essere i punti fermi, almeno nella bozza della riforma, su altri centri c’è ancora incertezza. Alla Maddalena la soppressione del punto nascita è sub judice. È legata all’attivazione del servizio di elisoccorso. Che per ora non è partito. Anche quello di Tempio potrebbe sopravvivere grazie a Olbia e alla comune gestione del servizio di soccorso ed emergenza.

Un piano che non è ancora stato varato e dovrà passare in aula prima del via libera. Ma la polemica e i dubbi sembrano precedere la presentazione della riforma. C’è già una interrogazione contro la chiusura del punto nascita della Maddalena. Primo firmatario è Pierfranco Zanchetta, Upc. «Dalla proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera potrebbe derivare la chiusura del reparto di maternità e neonatologia, struttura sanitaria di fondamentale importanza per La Maddalena –scrive Zanchetta –. Con la soppressione le gestanti sarebbero costrette a partorire nell’ospedale di Olbia. I rischi e i disagi che ne deriverebbero sarebbero di gran lunga superiori a quelli sopportati da qualsiasi altro territorio della Sardegna. Il sistema di elisoccorso non è attivo per 24 ore al giorno. E i maddalenini da troppo tempo assistono alla sistematica cancellazione di servizi pubblici essenziali. Il Ministro della Salute ha firmato a novembre un decreto che, in deroga a quanto previsto dall'Accordo Stato-Regioni del 2010, consente di mantenere in attività i punti nascita delle aree montane e disagiate che non raggiungono il tetto dei 500 parti annui, purché vengano mantenuti standard di qualità e sicurezza previsti dalla normativa. Il disagio delle aree montane è assimilabile a quello delle isole minori. Perquesto la Regione dovrebbe chiedere di deroga al Ministero competente per evitare la chiusura del reparto».

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