La Nuova Sardegna

Bimba partorita in un tugurio, la madre indagata per infanticidio

di Luca Fiori
Bimba partorita in un tugurio, la madre indagata per infanticidio

L’ipotesi dei magistrati è che la piccola sia nata viva e che non le sia stata data assistenza. Il padre della donna: «Non sapevo fosse incinta, forse aveva paura che le portassero via la figlia»

09 gennaio 2016
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SANTA MARIA COGHINAS. Una vecchia tendina color caffellatte, tenuta da una molletta gialla, nasconde a malapena una porticina in pvc rattoppata alla bell’e meglio con una lastra di truciolato. Accanto all’ingresso di questo vecchio magazzino con le grondaie mangiucchiate dalla ruggine, il bagno all’aperto - fatto di tubi volanti e bacinelle - lascia immaginare cosa si nasconda dietro la parete graffiata dal tempo.

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Vita ai margini. Viveva qui fino al giorno dell’Epifania, in un vicolo dimenticato alla periferia del paese, la coppia di Santa Maria Coghinas che la mattina del 6 gennaio ha visto nascere e poi morire una bimba di poco più di due chili, di cui nessuno sapeva niente. Forse neanche la mamma, 30 anni e una vita complicata alle spalle, si era accorta di quel corpicino che cresceva dentro di lei. O forse la paura che quella creatura le venisse portata via dai servizi sociali le ha fatto nascondere per nove mesi un segreto che non aveva avuto la forza di confidare a nessuno. Neanche al compagno di vent’anni più grande, il primo mercoledì mattina a prestarle soccorso e a dare l’allarme, purtroppo inutilmente.

Le indagini. Quando i medici del 118 sono arrivati nel tugurio in cui la coppia viveva senza luce nè riscaldamento, la piccola non respirava più. Ora la Procura della Repubblica di Sassari vuole capire se sia stato fatto il possibile per salvarla. Il procuratore capo reggente Paolo Piras e il sostituto Maria Paola Asara hanno iscritto la donna nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di “infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale connesse al parto”.

Bimba nata viva? Un atto dovuto della magistratura, che per far piena luce sulla vicenda e per poter eseguire tutti gli accertamenti previsti dalla legge non poteva esimersi da indagare la trentenne. L’ipotesi dei magistrati è che la bimba che la donna portava in grembo sia nata viva e che la madre non sia stata in grado di accudirla come avrebbe dovuto, forse a causa di un malore o presa dal panico. La donna, assistita dall’avvocato Maurizio Serra, è ancora ricoverata nel reparto di Ginecologia delle cliniche di Sassari, ma le sue condizioni sono buone e forse oggi stesso verrà dimessa.

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Il dramma nel tugurio. Lunedì l’autopsia, affidata al medico legale Salvatore Lorenzoni, dovrà dare qualche risposta in più su quello che è accaduto la mattina dell’Epifania nella casetta senza bagno di Santa Maria Coghinas. Quando i soccorritori sono accorsi nella catapecchia in cui non entravano neanche i servizi sociali si sono messi le mani nei capelli. «Neanche nel terzo mondo» avrebbero commentato i medici attraversando il cortiletto di cemento che porta all’abitazione. Accanto alla porta d’ingresso una pompa gialla attorcigliata a un rubinetto arrugginito sfiora una bacinella poggiata su una sedia in plastica sgangherata e due mattoni in calcestruzzo da cui spuntano shampoo, spugnetta e bagnoschiuma. È li che la coppia si lavava e faceva il bucato. Tutto intorno, sotto due fili da cui pende un telo da mare scolorito dal sole, lo scheletro di una bicicletta e un mosaico di mattoni che regge la metà arrugginita di un vecchio scaldabagno, usato come barbecue. Quando mercoledì si è accorta che stava dando alla luce una bambina, la donna ha chiesto aiuto al compagno. È stato lui a chiamare i vicini. In pochi minuti sono accorsi in tanti. Qualcuno finalmente ha allertato il 118. La corsa disperata delle ambulanze e l’équipe arrivata con l’elisoccorso da Alghero non sono bastate per compiere il miracolo.

Il padre della donna. Tra quanti sono accorsi nel tugurio anche il padre della trentenne. «Non sapevamo fosse incinta – si dispera l’uomo – se ce lo avesse detto avremmo fatto di tutto per aiutarla. Non la vedevo da qualche mese – ammette – ma un’altra mia figlia che l'ha incontrata a Natale mi ha detto di non essersi accorto di nulla. Penso temesse che le portassero via la bambina, ma avrebbe dovuto parlarne con noi».

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