La Nuova Sardegna

Il racconto dei vicini: «Litigavano spesso ma lui non è cattivo»

di Nadia Cossu
Il racconto dei vicini: «Litigavano spesso ma lui non è cattivo»

In via Torres tutti sapevano del rapporto conflittuale «Lei era particolare, il ragazzo rovinato dalla droga»

16 gennaio 2016
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SASSARI. Conoscevano quella donna e anche il nipote che viveva con lei. La descrivono come una persona che non dava tantissima confidenza ma, abbastanza di frequente, la sentivano litigare con quel ragazzo di 36 anni – figlio di sua sorella – che da un po’ ospitava in casa. «Non correva buon sangue tra loro. Lui però è un uomo buono, con qualche problema e storie di droga nel suo passato, ma secondo me incapace di fare del male», il commento di un vicino di casa della vittima.

Ieri pomeriggio pochi portoni aperti tra via Torres e via Genova. E anche pochi curiosi per strada, solo di tanto in tanto qualcuno oltrepassava l’uscio per capire cosa stesse accadendo: «Ma è un incidente domestico o un omicidio? E perché la polizia ha portato via il nipote?». Di fatto, nessuno in mattinata ha sentito urla provenire dall’appartamento al secondo piano della palazzina: «Ma sa, io ho in casa mia madre anziana e con questo freddo le finestre le tengo chiuse», diceva un uomo che abita qualche palazzo più avanti: «Oggi non ho sentito nulla ma so che spesso la signora bisticciava con suo nipote, forse lui le chiedeva dei soldi. Tore vende piccoli libri usati in un banchetto che allestisce solitamente fuori dai supermercati e un po’ dove gli capita. In realtà non hanno un prezzo, si accontenta di offerte che la gente gli lascia. Non è una persona cattiva, lo avranno portato in questura solo perché è stato lui a trovare il cadavere».

La convinzione delle persone incontrate in via Torres – quando l’epilogo di questa brutta storia non era ancora stato scritto – era quella dell’esistenza di un rapporto certamente conflittuale tra i due ma non a tal punto da spingere il nipote ad ammazzare la zia.

Una donna «problematica», la descrive qualcun altro che, come chi lo ha preceduto, chiede di restare anonimo: «Qui ci conosciamo tutti, non voglio che si sappia il mio nome». E, parlando della vittima, la dipinge come una persona dal carattere «spigoloso», non avvezza a slanci d’affetto. «Fino a due anni fa, la signora teneva in casa una ventina di cani – racconta il vicino – Si può immaginare quale disagio provocasse anche a noi che vivevamo a pochi passi da lei. Fortunatamente siamo riusciti a ottenere lo sgombero e il sequestro degli animali. La situazione era diventata insostenibile e per questo avevamo deciso di segnalarla agli organi competenti». Un’abitudine comune in quella famiglia. Anche la sorella di Bonaria Sanna, madre di Salvatore Usai, teneva nella sua casa del centro storico moltissimi cani. E anche in quel caso erano stati i vicini a protestare con forze dell’ordine e Asl.

Per il resto, la vittima viene descritta come una donna abitudinaria e abbastanza solitaria.

Di sicuro, che in quella casa di via Torres non tutto andasse per il meglio i vicini lo avevano percepito. Però c’è chi ha ipotizzato anche un’altra verità: «Un estraneo potrebbe essere entrato nell’appartamento con la convinzione che la proprietaria avesse del denaro». Convinzione sbagliata. La vittima aveva una piccola pensione, le bastava per campare se stessa e quel nipote che, non si sa bene per quale ragione, a un certo punto della sua vita si era trasferito da lei. «Io ho un ricordo diverso di questo ragazzo – aggiunge un altro conoscente – Fino a 14 anni era uno tranquillo, gli piaceva divertirsi con semplicità, come tutti i suoi coetanei. Non aveva vizi particolari, era uno sportivo, giocava a pallamano ed era anche bravo. Poi è cambiato, ha avuto problemi con la droga e la sua vita ha preso una piega molto diversa. Non mi è mai sembrato un tipo violento ma se si dovesse invece scoprire che è stato lui mi dispiacerebbe molto, perché ha rovinato per sempre la sua vita».

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