La Nuova Sardegna

Gli albergatori lanciano l’sos: beffati, ora rischiamo di chiudere

di Alessandro Pirina
Gli albergatori lanciano l’sos: beffati, ora rischiamo di chiudere

Venerdì attesa la sentenza della Corte d’appello che dovrà valutare le responsabilità della Regione Gli imprenditori devono restituire 35 milioni di euro di contributi concessi per interventi di restyling

18 gennaio 2016
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SASSARI. La loro sorte è appesa alla sentenza che la Corte d’appello di Cagliari emetterà fra qualche giorno. Un verdetto, atteso per il 22 gennaio, che deciderà il futuro delle 28 strutture alberghiere dell’isola rimaste imbrigliate nella paradossale vicenda dei fondi europei. Una telenovela lunga 17 anni arrivata ora a un passo dall’episodio finale. Un epilogo che rischia di essere amarissimo per gli albergatori, loro malgrado, protagonisti della vicenda insieme a Regione e Unione europea. Sul piatto, infatti, ci sono 35 milioni di euro di fondi pubblici che gli imprenditori avevano ottenuto per interventi di ristrutturazione, soldi che poi sono stati condannati a restituire alla Regione, perché bollati dall’Europa come aiuti di Stato. Cifre che variano da 140mila euro fino a due milioni per ogni singolo hotel. Loro si sono opposti con tutti i mezzi, hanno urlato le responsabilità degli uffici regionali, ma in primo grado il tribunale ha dato loro torto e non ha riconosciuto il risarcimento del danno.

Il rischio bancarotta. Venerdì sarà la Corte di appello a pronunciarsi sulla vicenda. Un verdetto che - è l’auspicio dei 28 imprenditori - potrebbe ribaltare la sentenza di primo grado e riconoscere la responsabilità della Regione, colpevole, ai loro occhi, di aver pubblicato un bando che, per quanto non conforme alle norme comunitarie, ha legittimato le loro aspettative. In caso contrario il rischio più che concreto è che molte delle attività coinvolte siano costrette a dichiarare bancarotta. Ventotto hotel che in numeri equivalgono a 1.500 posti di lavoro, 9mila posti letto e 60 milioni di fatturato.

Sos. Per questo motivo, a pochi giorni dal verdetto, 18 degli imprenditori coinvolti hanno deciso di fare un pubblico appello, di lanciare un sos affinché si faccia piena luce sulla vicenda. «Tra pochi giorni la Corte d’appello stabilirà se siamo stati vittime della Regione, che, ancora una volta, ha clamorosamente sbagliato nella erogazione degli incentivi della Comunità europea – si legge nell’appello degli albergatori –. Come è successo nel settore della navigazione e nel caso Ryanair, senza dimenticare il comparto minerario, il settore della pesca e gli aiuti agli allevatori. Noi, carte alla mano, o meglio delibere, vogliamo dimostrare che gli uffici dell’assessorato al Turismo cercano di scaricare la loro responsabilità su di noi, colpevoli solo di aver chiesto un finanziamento previsto da una legge regionale pubblicata sul Buras».

Una delibera come prova. Gli albergatori sbandierano la delibera, firmata il 27 luglio 2000 dall’assessore Roberto Frongia, nella giunta di Mario Floris. «Nella delibera è stato scritto nero su bianco che le precedenti direttive erano affette da insanabili vizi formali e sostanziali – raccontano gli imprenditori –, che l’aver pubblicato direttive non conformi alle indicazione della Unione europea avrebbe potuto determinare ricorsi giudiziari e, infine, che l’amministrazione regionale avrebbe potuto soccombere in giudizio. Questa delibera, però, è rimasta nei cassetti della Regione e non è mai stata trasmessa. Se invece fosse arrivata alla Unione europea nessuno di noi ci avrebbe rimesso un centesimo, perché non saremmo rientrati nel bando. Tra l’altro, all’epoca in molti stavamo usufruendo di un’altra legge, la 40, ma gli stessi funzionari ci invitavano a rinunciare alle agevolazioni precedenti».

No alla rateizzazione. La delibera incriminata è, secondo gli albergatori, la prova che li dovrà scagionare in Corte d’appello. La loro ultima spiaggia, insomma. Anche perché ritengono irricevibile la proposta della Regione che, a ottobre, dopo una trattativa con l’Unione europea ha proposto una rateizzazione in 12 mesi dei fondi da restituire, con l’aggiunta delle spese legali e degli interessi. Un suggerimento rispedito al mittente. «Ci chiedono di rinunciare a qualsiasi azione legale nei loro confronti e a ritirare tutte le azioni giudiziarie. Con la preghiera, questa solo verbale, di non fare troppo rumore sulla vicenda. Se avessimo detto sì chi ha avuto un contributo di 100 ora dovrebbe restituire oltre il doppio, perché a tanto ammontano interessi, capitale, spese legali, aggio di Equitalia. E in più dovrebbe tacere».

Corto circuito. Loro non ne hanno nessuna intenzione. E proprio in vista della sentenza prevista per venerdì gridano la loro sete di giustizia in questo corto circuito burocratico e giudiziario. «Nel corso dei vari procedimenti la Regione ha ammesso la sua responsabilità, dichiarando di aver indotto in errore le imprese. All’Europa, però, non interessa chi lo ha commesso, Bruxelles vuole recuperare quei 35 milioni di euro. Punto». Una pretesa che rischia di mandare al tappeto una fetta importante del settore ricettivo dell’isola.

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