La Nuova Sardegna

Chimica verde, operai in piazza

di Pinuccio Saba
Chimica verde, operai in piazza

Porto Torres, anche i sindaci in prima fila. Tutti contro l’ipotesi della cessione di Versalis a un fondo

21 gennaio 2016
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PORTO TORRES. Questa volta nella sala mensa dello stabilimento petrolchimico c’erano tutti o quasi: i sindaci del territorio o i loro delegati, le organizzazioni sindacali e soprattutto c’erano loro, i lavoratori, che non hanno esitato a far sentore la loro rabbia, la loro disperazione, la loro delusione per l’annunciato fallimento di un progetto nel quale avevano risposto tante speranze. A difesa della chimica verde, ma anche dell’intero settore della chimica nazionale, si sono schierati i lavoratori dell’Eni, che ieri hanno scioperato in tutta Italia per otto ore. E che la vertenza sulla chimica verde non sia un problema Matrìca-Porto Torres, lo conferma la circostanza che ieri i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil hanno preso parte alle assemblee che si sono tenute a Ferrara, Marghera e Priolo, mentre i segretari nazionali di categoria hanno partecipato alle assemblee che si sono tenute negli altri cinque siti coinvolti nella cessione di Versalis a un fondo di investimento statunitense.

A Porto Torres c’era il segretario nazionale della Femca-Cisl Luca Bianco in rappresentanza non solo delle tre segreterie nazionali della Chimica (Filctem e Uiltec) ma anche delle segreterie confederali. Con lui, al tavolo della presidenza, i segretari sindacali territoriali dei Chimici (Massimiliano Muretti, Luca Velluto e Giovanni Tavera) e i tre segretari regionali (Massimo Migheli, Marco Nappi e Salvatore Sini) mentre, confusi con gli operai di Matrìca e delle aziende dell’indotto, c’erano il sindaco di Porto Torres Sean Wheeler che ha portato il saluto e la solidarietà dell’amministrazione comunale; i sindaci di Castelsardo, Sorso e Ittiri (Franco Cuccureddu, Giuseppe Morghen e Antonio Sau), i rappresentanti dei Comuni di Sassari (il vide sindaco Gianni Carbini e l’assessore all’Ambiente Fabio Pinna) e di Alghero (il vice sindaco Raimondo Caciotto).

La manifestazione di protesta è, però, iniziata già prima dell’alba, quando la Portineria centrale dello stabilimento ex petrolchimico è stata presidiata dai lavoratori Matrìca e delle imprese dell’indotto. Uno sciopero che è un punto di partenza e non di arrivo dell’intera vertenza Versalis, ha ricordato Massimiliano Muretti nella relazione introduttiva. Una vertenza che non riguarda solo la chimica ma l’intera industria manifatturiera italiana. Ma per affrontare la controparte, cioè l’Eni, le strategie del sindacato da sole non sono sufficienti. Per questo è necessario che il territorio, se non l’intera Sardegna, si unisca in una grande mobilitazione. Un appello al quale hanno risposto, compatti, i rappresentanti delle amministrazioni comunali dell’area vasta. Brevi interventi e non solo di solidarietà, prima nel dibattito “irrompessero” i lavoratori. Che con toni più o meno irruenti, hanno raccontato le difficoltà di chi si è ritrovato all’improvviso senza un lavoro, di chi non trova più una controparte (l’ad di Matrìca Catia Bastioli, improvvisamente «colpita da una sindrome di mutismo») con la quale confrontarsi, di chi ha già vissuto situazioni analoghe come i (pochi) lavoratori della Vinyls che hanno trovato un impiego.

Ma un po’ tutti hanno puntato il dito contro la Regione, ieri assente ingiustificata. I tanti rappresentanti del territorio «evidentemente avevano altri impegni istituzionali», è stato sottolineato in diversi interventi. Eppure proprio la Regione è una delle firmatarie, con il governo, le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali, dell’accordo di programma per la chimica verde.

Al centro della vertenza, non tanto la cessione di Versalis a un soggetto privato, quanto la scelta dell’Eni che ha individuato in un fondo finanziario statunitense la società che dovrebbe portare avanti il progetto della chimica verde.

Ipotesi della quale diffidare profondamente, ha detto in sintesi il segretario nazionale della Femca Luca Bianco. Perché già in passato i soggetti subentranti individuati da Eni si sono dimostrati totalmente inaffidabili. «Non siamo particolarmente affezionati al cane a sei zampe – ha detto Luca Bianco – e se il nuovo socio di maggioranza di Matrìca fosse affidabile non avremmo alcun problema. Ma così non è: i fondi statunitensi non guardano al lungo termine, alle produzioni industriali, ma solo a un rapido tornaconto economico-finanziario. E questo significherebbe la fine della chimica verde e di quella tradizionale. Anche se, paradossalmente, proprio il settore petrolchimico in questo momento è quello più remunerativo. Il gruppo dirigente dell’Eni ha sbagliato, ha commesso una serie di errori di valutazione e di programmazione, ma non possiamo essere noi, non possono essere i 4500 lavoratori di Versalis a dover pagare per questi errori».

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