La Nuova Sardegna

Appuntamento in edicola coi Mamuthones

Appuntamento in edicola coi Mamuthones

SASSARI. Sono forse le maschere più conosciute del carnevale sardo, tanto da essere diventate uno dei simboli dell’intera isola. Oggi in edicola con il giornale i lettori della Nuova Sardegna troverà...

23 gennaio 2016
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SASSARI. Sono forse le maschere più conosciute del carnevale sardo, tanto da essere diventate uno dei simboli dell’intera isola. Oggi in edicola con il giornale i lettori della Nuova Sardegna troverà la seconda stampa della serie dedicata alle maschere del carnevale sardo, nella quale il disegnatore Luigi Crobu ha ritratto un «mamuthone» e un «issohatore» (lanciatore di laccio) in azione. Maschere affascinanti e per certi versi ancora misteriose, dato che ancora ci si chiede se esista un legame tra il «clima» che si respira nel paese e il radicamento che le sue maschere hanno saputo stabilire in questa comunità di origine e poi anche in tutta la comunità isolana. Può darsi che la convivenza tra pastori e contadini abbia determinato caratteri di bonomia, di maggiore inclinazione alle «leggerezze» del Carnevale.Ciò non toglie che interpreti e studiosi continuino a cogliere nelle due maschere – più nel «mamuthone» che nell’«issohatore» – elementi di tristezza e persino di tragicità. Di sicuro l’interesse dei ricercatori è sempre crescendo, le maschere si sono fatte conoscere ovunque, e il paese ha saputo valorizzarle sino a metterle al centro di un (visitatissimo) «Museo delle Maschere mediterranee». Naturalmente ci si chiede tuttora cosa significhino le maschere di legno che coprono i visi; il groviglio di campanacci che il «mamuthone» porta sulle spalle, e naturalmente la «soha», il laccio che l’«issohatore» usa scherzosamente per catturare qualche spettatore. Le ipotesi sono diverse ma una volta che ci si trova ad assistere alla sfilata – specie se si ha l’opportunità di farlo proprio a Mamoiada – non resta che abbandonarsi semplicemente al fascino suggestivo quanto misterioso dello spettacolo.

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