La Nuova Sardegna

Decimomannu, dopo 57 anni la Luftwaffe abbandona l'aeroporto militare

L'aeroporto militare di decimomannu
L'aeroporto militare di decimomannu

La Luftwaffe dopo 57 anni abbandona l’aeroporto militare, ma si spera in un accordo al fotofinish

25 gennaio 2016
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DECIMOMANNU. Nelle prossime ore diventerà un caso politico. L’addio dell’aviazione militare della Germania, la Luftwaffe, diventa ufficiale. Entro l’anno le stellette tedesche spariranno dalla base. L’ultima speranza per chi vuole la base sono accordi politici dell’ultimo minuto. Uomini e aerei andranno via dalla struttura dove continueranno a essere rischierati i velivoli dell'Aeronautica italiana. L'aeroporto militare perde un altro pezzo: dopo i canadesi, gli statunitensi, gli inglesi, abbandonano lo scalo, utilizzato per i cicli addestrativi dei piloti, anche i tedeschi che sono nella base dal 1959. Dopo 57 anni personale e mezzi ripartiranno per la Germania. Oggi la struttura è mantenuta economicamente con la suddivisione al 50% delle spese fra aeronautica militare e Luftwaffe che nel settembre 2009 avevano rinnovato, alla presenza degli allora sottosegretari della Difesa italiano, Giuseppe Cossiga, e tedesco, Rudiger Wolf, l'accordo che estendeva per tre anni la collaborazione fra i Paesi. Una intesa internazionale rinnovata ai più alti livelli nel febbraio 2013, per l'utilizzo delle strutture del Reparto sperimentale e di standardizzazione al tiro aereo. Ora l'accordo è arrivato al capolinea con i conseguenti problemi di gestione economica, che ricadranno totalmente sull'Italia, e di contrazione di personale. Una situazione che si era già vissuta, ma non così pesantemente, nel 1998 quando rimasero sulla base solo Ami e Luftwaffe dopo l'abbandono della Gran Bretagna, con la Royal Air Force (Raf), in Sardegna da 26 anni. Allora la ripartizione delle spese era al 45% a carico della Luftwaffe, 25% per la Raf mentre e 30% per l'Ami. L'abbandono da parte dei tedeschi dei poligoni addestrativi sardi, nonché delle strutture che ospitano la sede comando e gli equipaggi dei reparti che vengono rischierati ciclicamente per circa due settimane ciascuno, hanno suscitato preoccupazione fra i sindacati e i dipendenti civili che lavorano nella base. Mentre nei mesi scorsi non sono mancate le manifestazioni di protesta da parte di antimilitaristi e pacifisti che hanno chiesto, invece, la chiusura della base militare.

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