La Nuova Sardegna

ORISTANO. «Il disegno di legge della senatrice Cirinnà, di fatto, vuole risolvere i problemi di un numero molto ridotto di italiani che entro la loro unione dello stesso sesso vorrebbero godere dei diritti che la Costituzione riconosce alla famiglie, chiedendo che venga loro riconosciuto di poter avere anche dei figli, mediante inseminazione artificiale o ricorrendo all’utero in affito, giacchè non solo in grado di generarli naturalmente: la problematica è affrontata tutta dal punto di vista del desiderio di questi singoli».

L’arcivescovo di Oristano Ignazio Sanna interviene sul progetto di legge sulle unioni civili che dal 28 gennaio sarà in discussione al Senato per ribadire che la famiglia è quella definita dalla Costituzione come «società naturale fondata sul matrimonio» e ricordare le parole del Papa in proposito: «Non ci può essere confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione».

«Non si tiene conto del bene del bambino che deve nascere, nè della triste realtà dell’utero in affitto che avvilisce la dignità della donna, sfruttando cono di rado le più deboli e, tra queste, le più povere», sostiene l’arcivescovo, auspicando comunque che «per la costruzione della società comune si lavori senza reciproche intolleranze e sia data pari opportunità di espressione e manifestazione a tutte le sue componenti».

«È da augurarsi», conclude monsignor Sanna, «che quanto hanno responsabilità politiche sappiano difendere la bellezza della famiglia con decisioni sagge, libere da pregiudizi ideologici, tenendo presente anzitutto il benessere dei bambini. E, soprattutto, che sabbiano impegnarsi a risolvere presto i problemi che riguardano tutti gli italiani, quali il lavoro, la sanità, l’ambiente, la sicurezza».