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Energia, la Sardegna punta alle fonti rinnovabili a km 0
Il piano adottato dalla giunta regionale promuove la mobilità elettrica e l'efficienza degli edifici, a cominciare da quelli pubblici
CAGLIARI. Punta a ridurre l’utilizzo delle fonti fossili del 33% rispetto al 2013 il piano energetico regionale della Sardegna 2015-2030 appena adottato dalla Giunta e che dovrà ora essere sottoposto a Vas-Valutazione ambientale strategica.
«È fortemente innovativo e ambizioso», l’ha definito il presidente Francesco Pigliaru. «Vogliamo allinearci agli obiettivi più ambiziosi in Ue per la riduzione delle emissioni di CO2, dimezzarle entro il 2030», mentre il target europeo è stato fissato a -40%. Il modello ipotizzato si basa sull’energia a km 0 e sulla diversificazione delle fonti energetiche: solo il 24% dell’energia prodotta oggi in Sardegna deriva da rinnovabili, come spiegato dal consulente della Regione, Alfonso Damiano, docente di Energetica elettrica all’università di Cagliari.
Si punta a contenere i consumi energetici e a promuovere la mobilità elettrica, con colonnine di ricarica per auto elettriche lungo la statale 131, la principale arteria dell’isola che collega Cagliari a Sassari, progetto già finanziato con 5 milioni di euro. Il piano prevede una produzione di energia più legata alla domanda locale - visto che la Sardegna esporta il 30% di quella che produce (12 Terawatt/h)- e a costi più bassi, per isole territoriali, attraverso il modello smart grid, con stimoli all’utilizzo di fonti rinnovabili e all’efficientamento energetico (a partire dagli edifici pubblici, dalle scuole agli ospedali), una delle «sfide» del piano, secondo l’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras.
La sperimentazione per la produzione di energia locale partirà in due paesi del Nord, Berchidda e Benetutti, «gli unici», ha spiegato Piras, «in cui è rimasta la proprietà delle reti elettriche».