La Nuova Sardegna

La Sardegna protagonista ai mondiali del vino

di Pasquale Porcu
La Sardegna protagonista ai mondiali del vino

Il concorso Grenaches du monde incorona le cantine isolane. In Spagna gara tra le eccellenze dei vitigni di tutto il pianeta

07 febbraio 2016
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SASSARI. Anghelu Ruju 2004 Sella e Mosca, Corrasi 2010 di Oliena, Blasio 2011 Cantina sociale Dolianova, Hortos 2010 di Dorgali, Noriolo 2012 di Dorgali. Queste le 4 medaglie d’oro conquistate dalla Sardegna al quarto concorso modiale “Grenaches du monde” tenutosi a Saragozza.

Binzamanna 2013 di Martis, Cannonau Rossini 2014 di Sedini, Chio 2011 di Mogoro, Indolente 2012 delleTenute Asinara, Viniola 2012 di Dorgali sono i vini premiati con una medaglia di Argento. E poi 45 medaglie di bronzo: Anzena della Cantina di Dolianova vendemmia 2013, Argei 2014 Cannonau di Sardegna e Pro vois 2009 di Oliena. Un bel medagliere per la Sardegna che torna a casa con una medaglia in meno a quelle del 2015. Il passaggio del testimone è avvenuto durante la kermesse “Nuit de Grenaches” in una serata di grande mondanità, con musical discorsi al microfono, belle donne con tacco 12 e spacchi mozzafiato. A ritirarlo Elisabetta Falchi, pomposamente presentata come «la ministra sarda dell’ agricoltura», la quale ha promesso che il prossimo anno la Sardegna saprà essere all'altezza dello standard esibito in questi giorni dagli spagnoli a Saragozza. Dove, in verità, lo sforzo organizzativo è stato pari all’entusiasmo e alla determinazione dei produttori iberici.

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Ma qual è la lezione che imparano i sardi dalla quarta edizione dei Grenache du Monde? In primo luogo che il Cannonau (e i suoi sinonimi) non è solo un vino sardo. La nostra isola ha 7800 ettari coltivati (solo 2800 rivendicati come Cannonau e appena 1200 coltivati col marchio doc) e la quantità di vino venduto è una minima parte rispetto alle potenzialità di mercato. La Spagna ne produce 70mila quintali, contro gli 80 mila circa della Francia. Ma, solo a titolo di esempio, Campo de Borja, vicino a Saragozza, coltiva 4 mila ettari, e ne esporta (in Canada, Giappone e Usa) l'85%. Le uve vengono pagate 60 centesimi (un terzo rispetto alla Sardegna) e un operaio agricolo guadagna 25 euro al giorno, molto meno che nella nostra isola. Ma la grande coesione degli aderenti ai Consorzi di tutela consente loro di guadagnare bene. In Spagna, poi, esiste una buona qualità della ricerca che consente una innovazione dei prodotti e delle tecniche di coltivazione. Ecco allora in Spagna, lo svilupparsi di una scienza chimica che consente di analizzare profumi e aromi orientando la produzione verso i vini maggiormente graditi dal mercato. Vi piacciono grenache bianche e delicate? O preferite un vino rosso strutturato e con tannini morbidi? O granaches chiare e passite? Non avete che da chiedere, il mondo delle grenaches oggi vi può dare tutto questo. Una follia? Non proprio: i nuovi mercati chiedono questi prodotti. Ciò vuol dire che non ci sarà più spazio per i nostri Cannonau con la berritta? Non esattamente. Significa che se si vuole creare un futuro remunerativo per il nostro vino più identitario è necessaria una cabina di regia che incrementi e coordini la ricerca scientifica su questo vitigno. Vuol dire anche che se esistono vigne inadatte a ottenere Cannonau di grande qualità che si privilegi la produzione di vini rosati. Ma tutto questo bisogna discuterlo entro febbraio 2017.

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