La Nuova Sardegna

Operai morti alla Saras, la Fiom dona 25mila euro

Operai morti alla Saras, la Fiom dona 25mila euro

Villa San Pietro, il sindacato devolve al Comune i soldi ricevuti come risarcimento Oggi alla cerimonia sarà presente il segretario nazionale Maurizio Landini

09 febbraio 2016
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CAGLIARI. Bruno Muntoni, Daniele Melis e Luigi Solinas sono i tre operai morti soffocati in un serbatoio della raffineria Saras il 26 maggio 2009: da oggi a Villa San Pietro il loro nome sarà ricordato nella sala musicale aperta ai giovani del paese che vogliono suonare. Questa sala verrà insonorizzata con i 25 mila euro donati dalla Fiom-Cgil sarda che il sindacato ha ricevuto in risarcimento perché parte civile al processo seguito alla morte dei tre operai.

Alla cerimonia che si terrà dalle 15 in poi in piazza San Pietro parteciperà anche il segretario nazionale della Fiom Maurizio Landini, in Sardegna per intervenire durante la mattinata di oggi all'assemblea regionale dei delegati dei quadri in uno spazio allestito nei pressi del Comune (si comincia alle 9.30). Non una scelta casuale, spiega Mariano Carboni segretario regionale Fiom: «Abbinare l'assemblea dei quadri e la cerimonia di consegna della somma ricevuta come risarcimento al processo per la morte dei tre operai è una scelta simbolica. Vogliamo ricordare a tutti i quadri sindacali della Sardegna le ragioni che ci hanno portato a costituirci parte civile. La più forte – ricorda Carboni – fu che, un attimo dopo la morte di queste tre persone, dall'interno della raffineria c'era chi si affrettava a dichiarare che l'incidente era avvenuto per responsabilità loro. Il processo ormai ha ben chiarito che i tre operai della ditta d'appalto esterna sono morti perché lavoravano in un contesto non sicuro. L'altro motivo per cui facemmo la scelta di costituirci parte civile al processo: bisognava stimolare la ricerca della verità e quindi promuovere una nuova consapevolezza sul tema della sicurezza perché nello stabilimento lavoravano e lavorano ogni giorno migliaia di persone. Voglio ricordare che dopo i tre operai di Villa San Pietro (dipendenti della Co.me.sa srl) morì anche un altro operaio, un ragazzo siciliano».

L'avvocato della Fiom, Carlo Amat, spiega che il sindacato ha ricevuto il risarcimento perché, sia in primo grado che in appello, è stato riconosciuto il suo titolo per costituirsi parte civile, «nei fini statutari del sindacato c'è la tutela dei lavoratori».

Da allora la sicurezza è diventato senz’altro un argomento fra quelli in cima alla lista delle rivendicazioni: «Si è lavorato per correggere le storture – dice Carboni – si è lavorato sulla consapevolezza del rischio. È necessario che chi entra nella raffineria sia formato, non deve succedere che entrino persone che non sono in grado di affrontare tutte le situazioni che possono insorgere in uno stabilimento di questa natura. Quindi è necessario investire sulla formazione e non fermarsi a questa ma accertarsi anche della sua reale efficacia. Dall’altro lato è indispensabile che l’azienda investa in sicurezza e quindi nella prevenzione dei pericoli connessi con le lavorazioni. Noi abbiamo firmato vari protocolli di governance, crediamo che comunque uno stabilimento industriale sia un luogo dove è necessario tenere sempre alto il livello di guardia».

I tre operai erano impegnati nella pulizia del serbatoio di un impianto di desolforazione. Il primo cadde nel serbatoio e fu asfissiato dai gas tossici; gli altri due persero la vita perché volevano salvare il compagno. Alla squadra apparteneva un quarto collega, Gianluca Fazio, intossicato anche lui, ma sopravvissuto. Raccontò poi che il primo ad entrare nella cisterna fu Luigi Solinas. Doveva controllare quali strumenti portare per iniziare il lavoro. Si sentì subito male e cascò dentro la cisterna. Fazio cercò di tirarlo su con la corda che lo legava ma non riuscì ad estrarlo. Un operaio lì vicino chiamò gli altri due. Muntoni entrò nel serbatoio e i vapori lo uccisero immediatamente. Melis indossò una maschera antigas e si calò nel serbatoio, ma morì anche lui.

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