La Nuova Sardegna

Piazza Faber a Tempio Pausania, il progetto delle polemiche

di Alessandro Pirina
L'opera di Renzo Piano per  piazza Faber simulata al computer
L'opera di Renzo Piano per piazza Faber simulata al computer

Nel centro gallurese viene realizzata un’opera dedicata dall'archistar Renzo Piano all'amico Fabrizio De Andrè. Un prete la contesta

23 febbraio 2016
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INVIATO A TEMPIO. La grande amicizia tra Fabrizio De Andrè e Renzo Piano rivive in una piazza al centro di Tempio. Un regalo che l’archistar ha voluto fare alla città gallurese che aveva adottato il cantautore genovese. Un omaggio più che gradito che darà lustro e fama a Tempio, che andrà così a far parte del lungo elenco di città che ospitano opere di Piano. Da Parigi a Berlino, da Londra a Roma, da New York a Osaka. Eppure c’è chi davanti al binomio Piano-De Andrè grida allo scandalo.

Prete contro. Una voce isolata, ma che fa comunque notizia per la violenza con cui si scaglia contro la nuova piazza Faber. È proprio lui, don Sandro Serreri, parroco di Aglientu e cancelliere della curia diocesana, a usare la parola violenza per liquidare l’opera di Piano. «Un’architettura minimalista violenta la vecchia piazza Mercato a cui si darà il nome di un certo Faber – scrive il sacerdote –. Una violenza che deve essere respinta in massa dall’intera città».

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Nessuno tocchi Faber. Un appello che, come è facile intuire, difficilmente troverà sostenitori. A Tempio il nome di De Andrè è sacro. Si può litigare per la politica, per lo sport, anche per il Carnevale, ma trovare anche una voce contro il cantautore genovese è una missione impossibile. Per i tempiesi De Andrè era Fabrizio, uno di loro: d’altronde, era lì che aveva scelto di vivere, di far nascere la figlia Luvi, di sposare Dori Ghezzi. «Gli avversari politici mi attaccano su tutto – racconta il sindaco Andrea Biancareddu –, ma mai sulla piazza dedicata a De Andrè. Sarebbe un boomerang».

Tre sindaci. E, in effetti, l’opera di Renzo Piano ha attraversato tre amministrazioni dai colori politici diversi. L’idea nasce nel 2005, quando in municipio c’è il centrodestra con Antonello Pintus. Si concretizza con il centrosinistra di Romeo Frediani e sta per vedere la luce sotto Biancareddu, con al timone di nuovo il centrodestra. Undici anni, dunque, ci sono voluti perché Tempio riuscisse a realizzare un monumento a De Andrè.

Il promotore. Il primo a pensare a un omaggio a Faber fu l’ingegnere tempiese Giuseppe Visicale, amico di De Andrè dal 1975, quando il cantautore decise di stabilirsi in Gallura. «Lui odiava gli alberghi e andò in pensione a casa di mia zia. Andai a conoscerlo e, avendo io studiato a Genova, scattò un feeling e diventammo subito amici». Un rapporto ventennale. Di amicizia, ma anche di lavoro.

L’Agnata. Fu infatti Visicale a progettare lo stazzo, il laghetto e l’albergo dell’Agnata, la località nelle campagne di Tempio in cui De Andrè andò a vivere, e dove fu anche sequestrato dall’Anonima insieme a Dori Ghezzi. «Nel settembre del 1998 era prevista una festa di inaugurazione, sarebbero dovuti venire anche i suoi amici Renzo Piano e Beppe Grillo, ma poi lui si ammalò e dopo pochi mesi se ne andò».

La Fondazione. Fin da subito a Tempio si iniziò a ragionare su quale fosse il modo migliore per ricordare De Andrè. Fu coinvolta la Fondazione dedicata al cantautore e presieduta dalla moglie. «Si pensò a una strada, a una piazza, a un monumento da cui si capisse che Fabrizio era un cittadino di Tempio – racconta Visicale –. Mi venne in mente Piano, era un amico di un amico. Decisi di provarci, lo contattai e lui accettò con grande entusiasmo di regalarci il progetto».

Piazza Mercato. Visicale andò a Genova nello studio di Piano. Il grande architetto, una delle eccellenze dell’italianità nel mondo che Giorgio Napolitano ha voluto nominare senatore a vita, volle vedere le foto delle piazze di Tempio. «Gli portai le foto di piazza Spano, piazza don Minzoni, piazza Italia. A lui piaceva piazza Sant’Antonio, ma c’era la chiesa. E mettere insieme curia e De Andrè non era l’ideale. Piano voleva una piazza piccola, perché riteneva che per l’amministrazione sarebbe stato più facile reperire i fondi. La scelta cadde così su piazza Mercato. Era il luogo dell’antico carcere, del mercato. Insomma, se storicamente lì c’erano mercanti, ladruncoli e prostitute quel luogo si prestava benissimo per Fabrizio».

Lo schizzo. Piano fece lo schizzo di quella che ora sta per diventare piazza Faber. «Lui voleva collegare Fabrizio alle sue cose. A Tempio, ma anche alle sue passioni – dice ancora Visicale –. Innanzitutto, la vela, che tra l’altro i due amici condividevano. Ma anche l’amore per il disegno. Pochi sanno che il nome Faber glielo diede l’amico di gioventù Paolo Villaggio, perché Fabrizio aveva sempre con se i pastelli di marca Faber. E infatti la piazza sarà coperta da vele colorate che quando vengono arrotolate diventano pastelli. Le due grandi passioni di Fabrizio».

I lavori. I fondi per la piazza sono stati reperiti dall’Unione dei comuni dell’Alta Gallura: 280mila euro per il primo lotto, i cui lavori sono iniziati a gennaio e termineranno ai primi di marzo. Si punta a una grande inaugurazione a inizio estate. Ma poi bisognerà reperire gli altri fondi necessari a realizzare il secondo lotto, per l’impianto multimediale che, attraverso immagini, musica e parole, dovrà raccontare la storia di quel «certo Faber» che ha segnato la cultura italiana del Novecento.

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