La Nuova Sardegna

Aias, la difesa di un operatore: «Schiaffi ai pazienti? Spesso è colpa dello stress»

di Mauro Lissia
Aias, la difesa di un operatore: «Schiaffi ai pazienti? Spesso è colpa dello stress»

Carlo Pintus parla davanti al gip, solo silenzio dagli altri sei. Una nota di Randazzo: «Controlli e verifiche continui, ma non posso sapere tutto»

24 febbraio 2016
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CAGLIARI. Sì, qualche schiaffo è volato. Ma il lavoro al centro Aias di Decimomannu è stressante, la fatica quotidiana è enorme, il personale scarseggia e qualche volta può capitare che si perda il controllo. Si è difeso così Carlo Pintus, uno dei quattordici dipendenti dell’azienda dei Randazzo sospesi dal servizio su ordine del gip Giampaolo Casula - gli indagati sono in tutto sedici - che ieri mattina si è presentato all’ufficio del giudice insieme all’avvocato Patrizio Rovelli per l’esame di garanzia. Pintus ha risposto per circa due ore alle domande del magistrato, non ha smentito i fatti documentati dall’inchiesta dei carabinieri della polizia giudiziaria e del Nas ma ha imboccato la strada delle giustificazioni, mettendo le condizioni di lavoro - a suo dire proibitive - al centro dell’attenzione giudiziaria.

Secondo Pintus, che fa l’operatore socio sanitario, nel centro Aias di Decimomannu sarebbe normale assistere anche cinquanta pazienti con gravi disturbi psichici, coi medici che spesso la notte latitano. Ed è per questo che qualche volta il nervosismo prevale sul rispetto dei pazienti.

Prima e dopo di lui sono sfilati davanti al magistrato gli altri sei operatori dell’Aias chiamati a rispondere di maltrattamenti e in alcuni casi di lesioni personali: hanno scelto il silenzio in attesa di conoscere gli atti del procedimento. L’altro ieri i soli a parlare con il giudice erano stati la responsabile amministrativa del centro di Decimomannu, Sandra Murgia, e il direttore amministrativo dell'Aias Sardegna, Vittorio Randazzo, che ieri ha diffuso una lunga nota stampa per chiarire la propria posizione e prendere le distanze dalle accuse. Nel comunicato, concordato coi difensori Leonardo Filippi e Denise Mirasola, il direttore dei centi Aias della Sardegna ha ribadito quanto esposto al gip Casula e quanto contenuto nella memoria consegnata al giudice: «Ogni volta che ho ricevuto segnalazioni di illeciti disciplinari in danno dei pazienti ho prontamente provveduto a svolgere approfondita istruttoria e a irrogare la sanzione disciplinare con l'ausilio di un avvocato e di un consulente del lavoro - spiega Randazzo – ciò è accaduto sia prima dell'avvio delle indagini preliminari del presente procedimento sia successivamente, quando ancora ero comunque all'oscuro dell'esistenza di un procedimento penale. Tutti i procedimenti disciplinari, avviati e portati a termine, non possono che avere origine su segnalazione dei soggetti presenti nei singoli centri, vista l'impossibilità oggettiva per il direttore amministrativo regionale di controllare simultaneamente le 43 sedi periferiche e data l'impossibilità di sottoporre i lavoratori dipendenti a costante monitoraggio audiovisivo». Il controllo, secondo Randazzo, non sarebbe mancato: «Ho sempre svolto l'attività di controllo e sanzione ed ho anche sollecitato i preposti dei centri, in occasione degli incontri mensili, ad effettuare delle verifiche regolari e a sorpresa al fine di monitorare costantemente il corretto svolgimento del servizio, ricevendo poi assicurazioni che esse erano state eseguite e che non era emerso nulla di anomalo». Secondo Randazzo non è vero che nei centri Aias il personale sia insufficiente: «L'Aias Cagliari impiega attualmente oltre 1200 unità lavorative, distribuite nelle 43 Strutture e fornisce giornalmente, in media, 1700 prestazioni riabilitative e assistenziali a favore di circa 3.500 utenti. Nel centro di Decimomannu operano 135 dipendenti, che superano di oltre 30 unità lo standard previsto dalle norme».

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