La Nuova Sardegna

Cicu e i soldi dei Casalesi: il 20 aprile il pm all’attacco

Cicu e i soldi dei Casalesi: il 20 aprile il pm all’attacco

La procura sosterrà l’accusa di riciclaggio e ricettazione, sono 17 gli indagati Con la vendita di un’area turistica l’europarlamentare avrebbe saldato i debiti

25 febbraio 2016
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CAGLIARI. È slittato al 20 aprile l’intervento del pm Emanuele Secci nell’udienza preliminare in cui il giudice Cristina Ornano dovrà decidere se il potente politico quartese Salvatore Cicu dev’essere rinviato a giudizio con l’accusa di riciclaggio nel procedimento che coinvolge altre sedici persone tra cui alcuni esponenti della criminalità organizzata campana. A determinare l’aggiornamento dell’udienza - Cicu non era presente - è stato l’avvocato Alessandro Petrillo, che difende Sabino Gioia e Antonio Vietri: il legale ha eccepito la competenza territoriale del tribunale di Cagliari, ma la questione è stata respinta e il giudice ha comunicato il calendario delle prossime udienze. Sul procedimento penale pesa la minaccia della prescrizione, perché i fatti risalgono al 2003.

Le accuse sono pesantissime: concorso in ricettazione e riciclaggio di denaro proveniente da traffici di droga gestiti dai clan camorristici dei Casalesi e dei D'Alessandro. Per Salvatore Cicu, europarlamentare berlusconiano, ex sottosegretario alla Difesa, avvocato e titolare di uno studio legale a Cagliari, potrebbe profilarsi il rinvio a giudizio così come per i suoi soci nella Tu.ri.cost srl, l'ex sindaco Luciano Taccori e l'ex consigliere comunale di Sestu, Paolo Cau.

Per la Procura e per il Gico della Guardia di Finanza che ha svolto le indagini, Cicu sarebbe stato insieme all’ex sindaco di Sestu Luciano Taccori socio occulto della "Tu.ri.cost srl" costituita nel 2001 con sede a Sestu, amministrata dall’ex poliziotto Paolo Cau, che secondo l'accusa avrebbe ceduto ai camorristi l'area di Villasimius dove verrà in seguito realizzato il resort S'Incantu in cambio di un milione e 30 mila euro, incassati in assegni e in contanti, secondo l’accusa con la piena consapevolezza della provenienza. A confermarlo il fatto, accertato dalle Fiamme Gialle, che a portare a Cagliari una parte dei soldi, 400mila euro chiusi in una borsa, sia stato il noto camorrista Gennaro Chierchia, rimasto successivamente ucciso in un agguato a Gragnano, in provincia di Napoli.

Altri soldi sono arrivati in Sardegna, secondo l'indagine, attraverso un giro di società organizzato per schermare l'operazione illegale. Con la somma incassata Cicu - stando al capo d'imputazione - avrebbe pagato debiti accumulati negli anni e acquistato l'appartamento cagliaritano di via Pitzolo dove si trova il suo studio legale.

Le indagini della Guardia di Finanza sono partite nel 2010 da una sequenza di operazioni societarie compiute nel settore immobiliare turistico. Seguendo il flusso del denaro gli uomini del Gico hanno messo insieme documenti e atti utili a ricostruire quella che per la Procura è una gigantesca attività di riciclaggio. (m.l)

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