La Nuova Sardegna

Uso illecito dell’auto blu: Simeone finisce a giudizio

di Mauro Lissia
 Uso illecito dell’auto blu: Simeone finisce a giudizio

Carloforte. L’ex sindaco è accusato di peculato, falso e truffa per alcune trasferte Ma nel mirino sono finiti anche i rimborsi per diverse missioni inesistenti

02 marzo 2016
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CAGLIARI. L’uso privato dell’auto blu di proprietà del comune e una serie di rimborsi spese per missioni inventate sono costati un nuovo rinvio a giudizio all’ex sindaco di Carloforte Marco Simeone (55 anni) che è già impegnato a difendersi da 26 capi d’imputazione per bancarotta nel processo Sept e che per quello sarà sentito in tribunale il prossimo 14 aprile. È stato il gup Giuseppe Pintori a respingere ieri mattina la richiesta di non luogo a procedere avanzata dal difensore Giovanni Manca, fissando la prima udienza del dibattimento al 14 giugno davanti alla seconda sezione del tribunale, presieduta da Massimo Poddiche. Le accuse contestate al discusso ex capo dell’esecutivo comunale di Carloforte sono di peculato continuato, falso ideologico continuato e aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale e truffa continuata. La prima è legata a una lunga serie di episodi avvenuti tra il 2014 e il 2015: quand’era sindaco e già nella bufera giudiziaria legata al crack della sua azienda di vernici, Simeone avrebbe utilizzato la Toyota Auris di proprietà del Comune per compiere diverse volte il tragitto fra il municipio e l’abitazione della madre, a Carloforte. In un’altra ventina di occasioni, riportate una per una nel capo d’imputazione, l’automobile sarebbe stata usata per andare da Carloforte a Quartu Sant’Elena, dove vive la compagna di Simeone. Le altre accuse riguardano due rimborsi da 87 euro incassati dall’ex sindaco per spese riferite a missioni inesistenti alla Capitaneria di Cagliari e di Sant’Antioco, e al comune di Calasetta, mentre la truffa consiste - stando all’accusa - nell’aver indotto il dirigente comunale Sebastiano Strina a liquidargli i rimborsi per viaggi che il sindaco - stando alle accuse avanzate dal pm Giangiacomo Pilia - non aveva fatto.

Secondo l’avvocato Manca «se anche venissero provati i fatti contestati, esistono pronunciamenti chiarissimi della Corte di Cassazione che sanciscono come non si tratti di reati ma di condotte lecite». Il gup Pintori non è stato di quest’avviso e ha preferito affidare al dibattimento pubblico la valutazione dei fatti. Sarà il tribunale a stabilire se la tesi difensiva è fondata.

La vicenda è venuta alla luce quando alcuni consiglieri comunali dell’opposizione hanno discusso dell’auto blu e dell’uso improprio che ne faceva Simeone su alcuni profili facebook, mettendo sull’avviso i carabinieri. Successivamente sono arrivate segnalazioni all’Arma da parte di altri consiglieri, comprese alcune fotografie della Toyota scattate in luoghi dove l’auto non doveva esserci. Simeone ha denunciato per calunnia uno dei suoi accusatori. (m.l)

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