La Nuova Sardegna

Sarritzu, sequestrato da Gheddafi

Sarritzu, sequestrato da Gheddafi

L’operaio trattenuto un anno a Tripoli. Nel 2011 rapita in Algeria Rossella Urru

04 marzo 2016
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SASSARI. Il primo sardo rapito in Medioriente fu nel 1990 Franco Minieri, di Porto Torres, specialista della Snam, sequestrato insieme a decine di altri connazionali all’epoca della prima guerra del Golfo contro Saddam Hussein. Il dittatore iracheno aveva prelevato Minieri e gli altri connazionali dagli alberghi o dai loro centri di residenza per usarli come scudi umani nella sua guerra contro l’Occidente. Fortunatamente per quasi tutti, Minieri compreso, l’epilogo della prigionia fu positivo.

Il caso Sarritzu. Risale, invece, al 1997, il precedente di un sequestro in Libia ai danni di un sardo. Anche se quella volta i rapitori non erano terroristi o predoni, ma le autorità del regime guidato da Gheddafi. Si tratta del tecnico di Villaputzu Marcello Sarritzu, che restò bloccato in Libia per oltre un anno e creò un delicato caso internazionale. L'odissea di Sarritzu, 44 anni, finì dopo un anno di prigionia nel luglio del 1998. Il tecnico era stato bloccato con la moglie dalle autorità di Tripoli senza soldi e senza lavoro. Le autorità gli avevano sequestrato il passaporto come garanzia per le pendenze fiscali della società edile milanese dove era occupato. Il tecnico sardo dopo la sua liberazione, assistito dal console generale italiano di Tripoli, era arrivato in Tunisia per poi rientrare in Italia. Del caso Sarritzu si erano interessati anche l' editore Niki Grauso e Vittorio Sgarbi che, violando l' embargo aereo sulla Libia, avevano tentato invano di riportare il tecnico in Italia. Per ottenere la libertà era sceso in campo anche l'allora ministro degli Esteri Lamberto Dini, che aveva inviato un messaggio personale al leader libico Gheddafi. La vicenda Urru. Nel 2011 la vicenda di Rossella Urru, la giovane cooperante di Samugheo sequestrata in Africa da un commando di predoni. Un incubo finito solo nel luglio del 2012. Rapita nel sud dell'Algeria in ottobre, quando per il Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli svolgeva il suo lavoro a favore delle popolazioni saharawi, aveva trascorso la prigionia in zone desertiche, sino allo spostamento finale in una località del Mali. Solo in seguito era stata rilasciata e affidata ad alcuni mediatori prima di poter fare definitivamente rientro in Sardegna.

Scampati pericoli. Alla guerra civile tra sostenitori e nemici del colonnello Gheddafi, in Libia, a fine febbraio 2011 era invece riuscito a sfuggire un altro tecnico di Porto Torres, Gilberto Pirino, dipendente della Tecnoimpianti di Brescia. Era da due anni a Misurata. Nelle stesse circostanze era riuscito a mettersi in salvo anche il geometra di Quartu, Filippo Priola, della Bonatti Engineering.

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