La Nuova Sardegna

I piccoli ospedali ribelli contro la riforma sanitaria

I piccoli ospedali ribelli contro la riforma sanitaria

In molti centri proteste per chiedere uno stop al piano varato dalla Regione Ma dall’assessorato spiegano che sarà garantita una assistenza di alta qualità

06 marzo 2016
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SASSARI. La rivolta dei piccoli forse non farà tremare i pilastri della riforma sanitaria. Ma è un segnale fortissimo diretto alla Regione. 2mila persone a Lanusei, 3mila a Muravera, Tempio e Alghero che si preparano alla mobilitazione. La Sardegna dei piccoli ospedali scende in piazza. Chiede che la l’assessorato alla Sanità ritorni indietro sui suoi passi e conceda ulteriori deroghe. Lottano per non vedere sparire reparti che ritengono essenziali. Come se gli ospedali fossero diventati i nuovi campanili. I simboli intorno a cui si ritrova una comunità.

Gli ospedali di chi ora protesta non saranno cancellati. Resteranno nel circuito dell’assistenza nell’isola, con compiti differenti. Alcuni reparti saranno chiusi. L’assessorato spiega che non ci sono i numeri, i casi, perché chi lavora in quelle strutture possa offrire una assistenza di alta qualità. E assicura che i centri ad alta specializzazione saranno raggiungibili in tempi rapidi.

L’assessore Luigi Arru ha preparato questa rivoluzione della sanità nell’isola con grande attenzione. Ha parlato con tutte le comunità. Ma non tutte hanno condiviso le parole di Arru.

E la protesta è quasi un giro nell’isola. Dalla Maddalena a Carbonia, da Ozieri a Isili, da Tempio a Muravera la rivolta ha sempre lo stesso filo conduttore. Ma fermare la riforma sembra una missione impossibile. Anche perché la riorganizzazione è un pilastro della nuova idea di sanità portata avanti dalla Regione, che non si tira indietro nel confronto e dà una risposta a ogni territorio. Muravera e Isili sono classificati come ospedali di zona disagiata. Avranno un’area di degenza medica e una chirurgia per interventi programmati e verrà riconosciuto il loro ruolo nella rete dell'urgenza. Anche Tempio è stato riconosciuto come ospedale di zona disagiata. Avrà i servizi attualmente presenti e le funzioni integrate con il Giovanni Paolo II. Chiuderà il punto nascita, che è molto al di sotto dei 500 parti all’anno. Standard indispensabile perché possa restare aperto. Alghero e Ozieri: restano un nodo della rete ospedaliera. Potrebbero diventare un primo livello con l’istituzione della rianimazione. Manterranno i servizi già esistenti, compreso il punto nascita, in deroga. L’ospedale di Lanusei è molto al di sotto di tutti i parametri previsti dalla legge. Ma anche questo ha ottenuto una deroga. «Sarà riferimento nella rete delle patologie tempo-dipendenti, inserito nel centro traumi di zona e nella rete ictus. Manterrà anche il punto nascita, in deroga». (l.roj)

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