La Nuova Sardegna

«Energia, Terna ora spende di più»

«Energia, Terna ora spende di più»

Maninchedda: essenzialità, la revoca è stata una scelta politica. E Ottana affonda

08 marzo 2016
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SASSARI. A Ottana la centrale chiude i battenti, per gli operai scatta la richiesta di cassa integrazione straordinaria e le aziende che operano nel comparto stanno alla finestra: lo stop potrebbe avere conseguenze drammatiche per il loro futuro. Una situazione difficilissima, conseguenza della revoca del regime di essenzialità per la centrale, stabilito dall’Authority dietro suggerimento di Terna. Che, l’autunno scorso, ha chiesto la revoca del sostegno per tutte le centrali sarde esclusa quella Enel di Assemini. Ora, a pagare le conseguenze più pesanti è proprio Ottana. Perché nel frattempo le promesse fatte sono rimaste sulla carta: Terna aveva annunciato misure straordinarie la centrale ma il tempo è trascorso senza nessuna notizia confortante. E mentre si vive con ansia la prospettiva della cassa integrazione, sconcerta la notizia che Terna, dopo la revoca del regime di essenzialità, spende cifre esorbitanti per pagare l’energia: «Il 278% in più», scrive l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda nel suo blog “Sardegna e libertà”. I conti sono presto fatti, raffrontando i dati del mese di febbraio 2015 con quelli di febbraio 2016: «La spesa è passata da 22,05 a 61,49 milioni di euro – dice Maninchedda – Terna ha speso quasi quaranta milioni in più pur di negare l’essenzialità alle centrali sarde». L’assessore non ha dubbi: «È stata una scelta politica, non tecnica». Ecco perché: secondo i calcoli effettuati alcune centrali hanno guadagnato in seguito alla decisione dell’Authority, e si tratterebbe delle centrali Enel e del gruppo Eph (Fiume Santo). «A febbraio 2015 il gruppo Sulcis 2 non aveva venduto nulla a Terna, nel febbraio 2016 vende a Terna 30,82 milioni di euro», spiega Maninchedda. Che aggiunge: «A febbraio scorso Fiume Santo gruppo 3 aveva venduto a Terna 19,18 milioni di euro, nel febbraio 2016 ha venduto 22,62 milioni di euro». Questi invece i numeri di Ottana energia: «525mila euro di energia venduti nel febbraio 2015, mentre nel febbraio 2016 non ha venduto nulla e ha messo gli operai in cassa integrazione. La scelta della revoca è un fatto politico – conclude Maninchedda – che ha privileguato Enel ed Eph e punito Ottana energia. Una scelta che ha prodotto un incremento di costi mensili abnormi, a danno dell’industria e dei lavoratori sardi».

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