La Nuova Sardegna

Il sangue sulla felpa del minore non appartiene a Stefano Masala

di Nadia Cossu
Il sangue sulla felpa del minore non appartiene a Stefano Masala

I carabinieri del Ris non hanno trovato tracce ematiche del ragazzo scomparso nel maggio del 2015 Gli inquirenti cercano ancora nuovi elementi per superare la fase di stallo delle indagini

10 marzo 2016
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NULE. Per una famiglia che si aggrappa con tutta se stessa a un sottilissimo filo di speranza, la novità investigativa di ieri rappresenta un motivo per rafforzare l’attesa del loro figlio e fratello: il sangue trovato sulla felpa del 17enne di Nule indagato per omicidio non appartiene a Stefano Masala. I carabinieri del Ris hanno concluso la comparazione con il Dna dei genitori del 29enne scomparso lo scorso 7 maggio e il profilo genetico non è compatibile.

La perizia. Dodici giorni fa i carabinieri del Ris di Cagliari avevano depositato la perizia relativa agli accertamenti disposti dalla Procura sugli indumenti che erano stati sequestrati al minore nulese indagato sia per l’omicidio di Stefano (scomparso il 7 maggio dell’anno scorso) che per quello dello studente di Orune Gianluca Monni (ucciso il giorno dopo, l’8 maggio, mentre aspettava il pullman per andare a scuola). E su due di questi capi di abbigliamento – si tratta di due felpe – erano state rilevate tracce ematiche.

Nessuna svolta. Svanisce, per il momento, la possibilità di dare una sterzata decisiva alle indagini sulla sparizione del trentenne di Nule. Le forze dell’ordine avevano scartato a priori la possibilità che le tracce ematiche appartenessero a Gianluca Monni considerato che il suo killer (e bisogna ricordare che tra i sospettati del delitto c’è anche il minorenne) gli ha sparato da distanza ed è poi fuggito a bordo di un’auto. Il sangue della vittima non avrebbe potuto raggiungere gli indumenti degli assassini. Ecco perché l’ipotesi – e forse la speranza – degli inquirenti era che il Dna corrispondesse a quello di Stefano Masala. In quel caso il minorenne avrebbe dovuto spiegare come e perché il sangue fosse sulla sua felpa.

Nuove attese. Ora agli investigatori non resta che affidarsi agli altri accertamenti che ancora il Ris deve eseguire sulla Panda dei Masala – che solitamente usava Stefano – e su un fucile calibro 12 sequestrato all’altro indagato per i due omicidi: il cugino del 17enne che vive vicino a Ozieri.

Le reazioni a Nule. La notizia di ieri sull’esito delle indagini scientifiche ha paradossalmente rincuorato due famiglie che, in questa orribile vicenda, hanno ben poco da spartire. Da una parte il sollievo dei genitori del minore considerato il sospettato numero uno degli omicidi di due ragazzi: uno poco più grande di lui, l’altro persino un suo amico. Dall’altra la famiglia di Stefano: «Se quel sangue fosse stato di nostro figlio – ha detto ieri Marco Masala non appena ricevuta la notizia – avremmo forse perso l’ultima speranza rimasta».

Le ricerche. «A maggior ragione adesso riprendano le ricerche». Si fa ancora più forte l’appello del padre di Stefano. Instancabile, ha chiesto chiarezza su questa vicenda e, soprattutto, che vengano messe in campo tutte le forze possibili per riportarlo a casa. «Il maltempo dovrebbe passare, sabato le temperature saliranno e allora io credo che da lunedì possano ripartire le ricerche con i cani molecolari». Questo figlio deve tornare a Nule e su questo i familiari non arretrano di un millimetro: «La Procura ci ascolti e dia disposizioni per trovare Stefano – dicono – non possiamo continuare a vivere così». Anche perché al dramma di un figlio scomparso si è aggiunta di recente la malattia di mamma Carmela, costretta a stare su una sedia a rotelle con dolori fortissimi e sottoposta a una pesante terapia in ospedale. Ha sempre vissuto per i propri figli, e per Stefano in particolare. Hanno un legame molto forte e ancora oggi, ogni notte, questa donna dal volto pallido entra nella stanza di suo figlio e gli augura la buonanotte. Immaginando che lui sia lì, disteso sul letto e sorridente come sempre.

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