La Nuova Sardegna

Alcoa, si combatte a 60 metri d’altezza

Tamara Peddis
Alcoa, si combatte a 60 metri d’altezza

I segretari di Cgil, Cisl e Uil protestano su un silo. Il ministro Federica Guidi sollecita risposte alla Glencore

22 marzo 2016
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PORTOVESME. La protesta è arrivata fino a sessanta metri d'altezza all'Alcoa di Portovesme, nello stabilimento chiuso dal novembre 2012. I tre segretari territoriali dei metalmeccanici Roberto Forresu della Fiom Cgil, Rino Barca della FimCisl e Daniela Piras della UilmUil alle tre del mattino sono entrati all'interno della fabbrica, sfidando il freddo e l'oscurità, sono saliti su un silo e hanno esposto a gran vista anche uno striscione con la scritta rossa: «Il Governo rispetti gli impegni presi».

“Si tratta di un'iniziativa che non ha tempo e non ha scadenza, ma vuole portare a casa una risposta che tarda ad arrivare», hanno spiegato i tre sindacalisti. Sostenuti dai lavoratori ex Alcoa, e sorvegliati costantemente dalle forze dell'ordine, i tre segretari sulla torre chiedono che il Governo dia seguito, con i fatti, al protocollo d'intesa firmato nel 2014 con la multinazionale anglo-svizzera, Glencore, la quale per rilevare lo stabilimento di alluminio primario, ha chiesto un prezzo concorrenziale per l'energia elettrica, circa 25 euro a Mw/h per un periodo di almeno dieci anni.

Di fronte alla protesta sindacale, ieri, in tarda mattinata, il ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha risposto attraverso una nota ai segretari territoriali: «L'impegno del Governo non solo è confermato, ma proseguirà fino all'individuazione di una soluzione che dia risposte concrete alle esigenze occupazionali e di sviluppo del territorio coinvolto».

Nell'ultimo incontro con i sindacati il massimo rappresentante del Mise ha esposto a grandi linee le condizioni presentate alla Glencore che sarebbero vicine a quanto chiesto nel protocollo, ma probabilmente non abbastanza da convincere i vertici della multinazionale a sciogliere le riserve e a chiudere positivamente la trattativa. Infatti la Glencore ha preso ancora altro tempo per decidere. Il grido d'allarme dall'alto dal silo rappresenta l'ennesima protesta per sindacati e operai che da anni chiedono il riavvio degli impianti.

Già nel novembre del 2009 tre giovani operai manifestarono su un serbatoio dell'acqua dentro lo stabilimento, a settanta metri d’altezza per dire no alla chiusura dello stabilimento annunciata dalla multinazionale americana dell'alluminio e poi quella ancora più recente nel 2012 con l'obiettivo di evitare la fermata degli impianti.

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