La Nuova Sardegna

a cagliari 667 rifugiati

Un esercito in fuga dalla fame, sulla nave una tredicenne incinta

di Alessandra Sallemi
Un esercito in fuga dalla fame, sulla nave una tredicenne incinta

CAGLIARI. È sera e c’è freddo sulla banchina del porto canale dove dalle 9.30 del mattino va avanti l’accoglienza dei 667 profughi eritrei e somali giunti con la nave militare spagnola Numancia. I...

22 marzo 2016
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CAGLIARI. È sera e c’è freddo sulla banchina del porto canale dove dalle 9.30 del mattino va avanti l’accoglienza dei 667 profughi eritrei e somali giunti con la nave militare spagnola Numancia. I volontari che arrivano dai quattro angoli dell’isola, ce ne sono anche di Perfugas e Uri, distribuiscono coperte per i neonati che sono stati vestiti nel corso della giornata da altri volontari giunti alla spicciolata sul molo richiamati dal tam tam del campo. «Servono abitini per neonati», e gli abitini sono arrivati, così come durante la mattinata a mano a mano che i profughi scendevano dalla nave si capiva cosa serviva e qualcuno correva a prenderlo.

Salute. La cronaca sanitaria si ripete: ci sono casi di scabbia, febbri alte, varicella, le donne in stato interessante stanno bene, un uomo è stato ricoverato subito al reparto Infettivi dell’ospedale di Is Mirrionis e un altro trasferimento urgente è stato fatto per un profugo che aveva una ferita da arma da fuoco. Si è sparsa subito la notizia che una delle donne incinte era una ragazzina di 13 anni e un operatore sanitario ha precisato che molte delle gravide erano minorenni.

Bambini. Poi c’erano i bambini, che si sono presentati quasi da soli coi sorrisi luminosi elargiti dalla balaustra della nave ai fotografi lasciati arrivare sottobordo da un’organizzazione che comincia a capire la necessità di non nascondere al pubblico quel che gli operatori dell’accoglienza vedono sulle navi che portano i profughi. Oltre le transenne non si può andare perché il protocollo prevede che i contatti debbano avvenire con un abbigliamento adatto. Non vale evidentemente per il mediatore culturale che, senza mascherina né tuta, è stato ai piedi della scaletta per tutta la mattina con uno scopo preciso: spiegare agli uomini che bisognava scoprire il capo per farsi fotografare e chiedere alle donne di ridurre il più possibile la velatura per mostrare il viso per il fotografo.

Il questore. Vito Danilo Gagliardi ha detto che la macchina dell’accoglienza ormai è oliata: bastano 12 ore di anticipo e sul molo Rinfusa si allestisce la cittadella sanitaria e amministrativa che deve traghettare i profughi nel loro nuovo mondo. Il tema dei controlli di polizia è il più spinoso su vari fronti: gli accertamenti su ciascuno dei profughi devono essere molto accurati, il ministero è rimasto sordo alla denuncia dei sindacati sulla necessità di rinforzi di personale almeno nell’occasione degli sbarchi.

Il prefetto. Un argomento del quale si parlerà ancora se è vero quel che ha accennato il prefetto Giuliana Perrotta: questo è il primo sbarco del 2016 ma ce ne saranno altri perché la buona stagione è alle porte. Se l’efficienza in banchina è dimostrata, c’è molto da fare sull’accoglienza stabile. I minori che viaggiano soli non hanno ancora una struttura per loro e dovranno soggiornare con gli adulti. Con l’ultimo bando per reperire strutture sono arrivate pochissime offerte, il Comune di Monastir tace sulle richieste della prefettura a proposito dell’hub regionale da aprire nell’ex scuola di polizia.

Da vedere se tacerà anche quando inizierà la ristrutturazione, i soldi ci sono e il prefetto ha annunciato che si va avanti comunque. In sostanza, il messaggio è questo: i migranti continueranno ad arrivare, sta a noi «trasformare il fenomeno da criticità in risorsa». In serata sono partiti i pullman con i migranti smistati, il primo è stato per Porto Torres.

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