La Nuova Sardegna

La banda progettava un sequestro in Gallura

di Mauro Lissia
La banda progettava un sequestro in Gallura

Il latitante bittese Pasquale Scanu doveva essere il custode dell’ostaggio Sopralluoghi a Olbia, poi il piano saltò perché l’uomo venne arrestato

23 marzo 2016
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CAGLIARI. Può il progetto di un sequestro naufragare per una storia d’amore? Sì, può. È accaduto alla banda dei portavalori. Più che un progetto era un’azione inevitabile, una sorta di atto criminale dovuto: la gang aveva a disposizione Pasquale Scanu, un latitante. Il quarantenne di Bitti era l’uomo giusto, sapeva come funziona il meccanismo dei rapimenti, sarebbe stato il custode ideale per l’ostaggio perché i latitanti sono come fantasmi: ci sono ma non esistono. Allora perché non provarci? L’idea era di prendere qualcuno in Gallura, il nome no, non è mai affiorato nelle conversazioni registrate dalla Polizia. Un dato però c’è, negli atti d’indagine rimasti fuori dal decreto di fermo firmato dalla Dda di Cagliari: i sopralluoghi. Tre, forse quattro volte una delegazione operativa della banda ha lasciato il Nuorese per dare un’occhiata nei dintorni di Olbia. Scanu era disponibile, pronto all’azione. A prelevarlo nel suo eremo di ricercato era stato Luca Arzu: è il 25 novembre del 2014 quando il presunto capobanda di Talana s’imbarca sul traghetto per Bonifacio e sempre su quello ritorna a Santa Teresa, per spostarsi subito a Olbia. Scanu è un personaggio che scotta, ha la polizia che lo bracca da anni. Va nascosto subito e il posto giusto è l’abitazione di Giovanni Lodovico Cossellu.

Verso il sequestro. Di Scanu la banda ha fiducia, in passato ha partecipato a colpi importanti come quello alla sede nuorese di Vigilanza Sardegna. L’obbiettivo è proteggerlo, tenerlo in caldo per il sequestro. Non solo lui, perché tra le righe del provvedimento di fermo firmato dal pm Danilo Tronci compaiono altri personaggi misteriosi, il cui destino corre parallelo a quello di Scanu. La prova è nelle telefonate che incastrano il latitante e mandano su tutte le furie gli Olianas, che nell’ottica di un programma criminale perfetto pretendevano riserbo e prudenza.

L’amante segreta. Ma al cuore non si comanda ed ecco che la svolta, in questa fase delle indagini, si delinea nelle conversazioni tra Scanu e la sua fiamma, una parente di Olianas che ha perso la testa per Pasquale e lo vuole sempre vicino a sè. Il 20 aprile 2014 i due amanti s’incontrano a Olbia, sfuggono per un pelo all’incontro con Giovanni Olianas che avrebbe scoperto la tresca, il giorno dopo conversano al telefono, hanno troppa voglia di sentirsi e rischiano. Scanu esprime sollievo per lo scampato pericolo e fa riferimento a un «bambino» da recuperare a Olbia, una persona cui era interessato anche Olianas. Subito dopo tra i due nasce un tenero battibecco, quando la ragazza viene a sapere che la banda avrebbe trasferito il suo fidanzato segreto in Ogliastra e non vuole che lui s’allontani.

Progetti importanti. «Ci sono cose serie di mezzo, quindi non è che palle, non stiamo parlando di scampagnate... il bambino non è che... capito?». Non c’è soluzione: «E per forza amò, non fa neanche a dire di no, perché è una cosa che mi interessa moltissimo». Qui, su questo rapporto sentimentale vissuto senza la prudenza necessaria, Scanu va incontro alla cattura e la banda perde l’uomo indispensabile per allargare l’attività al campo dei sequestri. È il 23 aprile 2015 quando la squadra mobile lo individua, pedina un giovane e arriva a Scanu: in tasca gli trovano una banconota da 50 euro che risulta rubata il 14 ottobre 2013 all’istituto Vigilanza Sardegna di Nuoro.

Dopo l’arresto. I capibanda non prendono bene l’arresto di Scanu, ma il progetto di sequestro non viene abbandonato. È l’intercettazione ambientale del 3 maggio 2015 tra Giovanni Olianas e Francesco Monni a confermarlo. Dice Monni: «Ho visto che vi hanno azzoppato e quindi non va più bene». Olianas però ribatte che si va avanti («se non si trova qualcun altro») e Monni lancia la sua proposta: il nome è quello di Luigi Zori, un compaesano latitante. Emergono perplessità, per fare il custode di un ostaggio serve un professionista affidabile («magari non è nemmeno buono» nel senso di capace). Interviene Gianluigi Olianas, che ricorda: la custodia potrebbe durare a lungo. Monni ci ripensa e sponsorizza Zori: «Mischinetto, è bravo, bisognerebbe chiedere, già è a modo, si tappa il sedere, dove lo metti rimane. Se è il caso lo trovo subito».

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