La Nuova Sardegna

Selvaggio blu, la settimana estrema sulle falesie di Baunei

Dario Budroni
Selvaggio blu, la settimana estrema sulle falesie di Baunei

Poca acqua e cibo razionato: è il trekking più difficile in Italia. La sfida di 46 chilometri richiama persone da tutta Europa

27 marzo 2016
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SASSARI. Certe volte la spiaggia e le infradito non passano neanche per l’anticamera del cervello. Fare il cruciverba sotto il sole non è mica roba per tutti. C’è chi preferisce fare altro. Come sbarcare nell’isola, mettere da parte il cellulare e percorrere 46 chilometri in sette giorni. Lontano dal mondo civilizzato. Senza lavarsi e con uno zaino di 15 chili sulle spalle, con le scarpe da trekking ai piedi e un sacco a pelo dove passare la notte, sotto il cielo stellato del Supramonte di Baunei, in Ogliastra. Si chiama Selvaggio blu. Ed è un po’ il non plus ultra del turismo alternativo.

Un itinerario escursionistico considerato «il trekking più difficile d’Italia». Per immergersi tra macchia mediterranea, enormi falesie, archi di roccia e un mare che toglie il fiato, ci sono persone che arrivano da tutta Europa. Ma non turisti qualunque. Perché il Selvaggio blu non si improvvisa: si organizza con un certo anticipo e per farlo serve avere una buona preparazione fisica e una certa conoscenza delle tecniche alpinistiche.

Le sette tappe. Il Selvaggio blu è stato ideato negli anni Ottanta da due alpinisti italiani, che hanno percorso e unito i sentieri di pastori e carbonai. Negli anni Novanta ha cominciato a diventare meta degli escursionisti, solitamente accompagnati da guide solitarie o unite in cooperative. Oggi si paga una media di 600 euro a persona. Il percorso è diviso in sette tappe: si parte da Pedra Longa e si arriva fino a Cala Luna, passando per la famosissima Cala Goloritzè. «È un percorso fatale, si attraversano luoghi di rara bellezza – spiega Corrado Conca, una delle guide escursionistiche più esperte dell’isola –. Il territorio di Baunei è forse il più selvaggio della Sardegna. Lì le infrastrutture sono ridotte al minimo».

Il turista tipo. Sognare l’avventura nel periodo estivo è sconsigliato. Troppo caldo. «I mesi migliori sono aprile, maggio e giugno. Ma anche dopo il caldo di settembre – continua Corrado Conca –. Chi decide di percorrere il Selvaggio blu, comunque, non lo fa per caso. Il target è specifico. Gli italiani sono in maggioranza e arrivano quasi tutti dalle regioni del centro-nord. Però accompagno anche tanti tedeschi e europei, raramente americani o giapponesi. Invece l’anno scorso mi è capitato di portare quattro ragazze norvegesi». Ma il Selvaggio blu non è roba per tutti. «Servono allenamento ed esperienza – continua Conca –. Anche perché l’itinerario è composto anche da passaggi tecnici, come tratti di arrampicata e calate in corda doppia». Inoltre i gruppi, per motivi legati alla logistica e all’organizzazione, non devono essere enormi. «Sì, i gruppi piccoli sono assolutamente più funzionali. L’ideale sarebbe arrivare a sei o otto persone al massimo».

Cibo e acqua. Prima di optare per il Selvaggio blu bisogna tenere a mente che i comfort non esistono. «Diciamo che il disagio è piuttosto serio – spiega la guida –. L’approccio è da bivacco. Gli escursionisti dormono all’aperto, dentro un sacco a pelo. Inoltre le sorgenti sono pochissime, infatti per lavarsi ci si deve accontentare di un bagno in mare. È quasi inutile portarsi dietro shampoo e bagnoschiuma». Poi bisogna fare i conti con la questione cibo. Alcune spedizioni sono supportate, di tanto in tanto, da gommoni che via mare scaricano i viveri, spesso legati anche alla tradizione locale. Corrado Conca, invece, fa riferimento ad alcuni punti di rifornimento, che «ricarica» prima di cominciare l’escursione. «Ci tengo a rendere il tutto il più selvaggio possibile – spiega –. Solitamente si mangiano degli insaccati, dei prodotti in scatola, cibi energetici, di sera si può cucinare qualcosa di caldo con il supporto di un piccolo fornello. Spesso portiamo anche dei cibi liofilizzati pensati appositamente per l’alpinismo». Ogni escursionista porta con sé uno zaino di 15 chili al massimo. Dentro ci deve stare un po’ di tutto: dalla bussola al coltello, da un potabilizzatore all’imbrago completo.

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