La Nuova Sardegna

l’appello

I vescovi: uniti nella solidarietà

di Mario Girau
I vescovi: uniti nella solidarietà

Nei messaggi pasquali ricordata anche la famiglia Masala di Nule

29 marzo 2016
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SASSARI. Essere cristiani di fatto e non solo di nome. È la richiesta dei vescovi sardi ai fedeli nei messaggi pasquali. Con un’attenzione a una fede operosa, incarnata nel territorio, declinando la parola solidarietà in tutti i modi possibili, soprattutto sul fronte del lavoro. Pasqua è, dice il vescovo di Ozieri, monsignor Corrado Melis, «il coraggio di non disperare e la fermezza che tutto è possibile per chi crede. È vero che ci sono ancora troppi segni di morte, come stragi, lutti, violenza folle, crisi del non lavoro, crisi della solidarietà mondiale, caduta di stile e di valori in tanti personaggi, i problemi del nostro territorio, la giustizia che aspetta la famiglia Masala di Nule». Il presule logudorese ha aggiunto: «Ma nel profondo delle nostre macerie, nel cuore stesso dei vuoti che si aprono nelle nostre anime, ecco la possibilità della Pasqua». Imitare la solidarietà di Dio è la proposta-appello del vescovo di Nuoro. «Se stiamo pensando alla solidarietà verso i profughi, non sbagliamo, e dandoci da fare pur nel piccolo facciamo bene. Ma se iniziassimo a vivere questa solidarietà con il vicino con cui vivo gomito a gomito? Con chi – dice monsignor Mosè Marcia – non ha più lavoro, con la famiglia che non riesce a curare il congiunto malato in casa, né a seguire la formazione e l’educazione dei figli? Sono queste le opere di misericordia materiali e spirituali in cui esercitarci almeno in questo anno giubilare».

Un impegno di amore e misericordia è quello che «Dio chiede a ciascuno di noi anche quando ci sembra – dice nel suo messaggio pasquale il vescovo di Iglesias, Giovanni Paolo Zedda – che non possiamo farci nulla, come ad esempio nei gravi problemi dell’organizzazione del lavoro nel nostro territorio, per i quali spesso ci accontentiamo di reclamare la responsabilità di chi guida le istituzioni». «Non possiamo ridurre la nostra religiosità – avverte l’arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna – alla pratica di riti, novene, devozioni. Queste pratiche sono buone, ma non bastano, Il mondo sta cambiando. È urgente lavorare per costruire una grammatica etica basata su valori universalmente condivisioni». «Cercare le cose di lassù – spiega l'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio – non ci rende distratti dalla vita quotidiana, ma ci permette di portarvi la forza rinnovatrice e rivoluzionaria del mattino del Terzo Giorno». La Pasqua in Ogliastra significa avere «anche nel nostro territorio persone che contrastano con forza – dice il vescovo di Lanusei, Antonello Mura – tutte le dinamiche di morte, di incompletezza e imperfezione».

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