La Nuova Sardegna

Vendita della Costa Smeralda, indagato il magnate Tom Barrack

di Giampiero Cocco
Tom Barrack
Tom Barrack

Nel mirino della procura della Repubblica di Tempio, la vendita all’emirato del Qatar per una presunta evasione fiscale

01 aprile 2016
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PORTO CERVO. La vendita della Costa Smeralda dalla Colony Capital all’emirato del Qatar resta nel mirino della procura della Repubblica di Tempio. Questa volta a finire iscritto sul registro degli indagati per “sottrazione di liquidità finalizzata alla evasione fiscale”, violando una norma contemplata nel decreto legislativo 74/2000, è stato il magnate di Colony Capital, il finanziere libanese con passaporto americano Tom Barrack.

Ma i venti giudiziari soffiano impetuosi anche sulla Qatar Holding, i cui uffici di Milano sono stati oggetto, giovedì e venerdì della scorsa settimana, di una perquisizione finalizzata all’acquisizione di documenti portata avanti dagli uomini della polizia tributaria della guardia di finanza di Sassari, coordinati personalmente dal capo della procura della Repubblica di Tempio, Domenico Fiordalisi. Dove sarebbero stati acquisiti i libri contabili della società e altri documenti che comproverebbero la sottrazione dalla casse della ColCom sarl (la società esterovestita lussemburghese che cedette, nel 2012, l’intero pacchetto azionario della Costa Smeralda alla Qatar Holding) di trecento milioni di euro. Quei soldi, anzichè finire tra le disponibilità finanziarie della società lussemburghese, sarebbero stati dirottati, attraverso una banca svizzera, sui conti correnti di una società immobiliare operante nelle isole Cayman, la “TpgAxon” i cui rappresentanti sono cittadini americani.

In pratica, stando alle indagini portate avanti dalla procura della Repubblica di Tempio in collaborazione con i nuclei specializzati della guardia di finanza e dell’Agenzia delle Entrate, neppure un euro sarebbe stato pagato, come tasse, per la vendita del gioiello turistico fondato in Gallura da Karim Aga Khan. Da qui la contestazione di una evasione fiscale di 133 milioni di euro che coinvolge tutti i rappresentanti legali delle società che hanno avuto un ruolo nelle compravendita dalla Costa Smeralda agendo con il sistema delle scatole cinesi. Agli accertamenti svolti dalla procura della Repubblica, sino a ieri, nessuna transazione sarebbe stata invece raggiunta tra le società venditrici (tutte facenti capo alla Colony Capital di Tom Barrack) e l’Agenzia delle Entrate.

Una cessione che avrebbe fruttato alle società di Tom Barrack e soci oltre 600 milioni di euro sui quali si è appuntato l’occhio della procura della Repubblica che contesta alla parte venditrice la gigantesca evasione fiscale. Ma irregolarità sarebbero state riscontrate anche tra le scritture contabili della Qatar Holding Italia, discrepanze che potrebbero portare, ben presto, a clamorose svolte giudiziarie. Nel corso delle perquisizioni della vigilia di pasqua sarebbero stati acquisiti una serie di documenti che sono ora al vaglio degli esperti in alta finanza della guardia di finanza e dei consulenti incaricati dalla procura della Repubblica di Tempio. La clamorosa novità e che nell’indagine, avviata nel 2014 dal capo della procura di Tempio Domenico Fiordalisi, compare per la prima volta Tom Barrack, l’ex proprietario (in compartecipazione con un istituto di credito italiano e fondi di investimenti esteri) dell’ex regno di Karim Aga Khan.

L’intreccio di società estere coinvolte nella compravendita del gioiello del turismo sardo nel 2012 passa dall’Italia alla Svizzera, attraversa il Lussemburgo e approda nelle isole Cayman e gli Stati Uniti d’America. Colony Sardegna era la cassaforte con soci quali Colony Capital (32%), Colony Smeralda partner (52%, quota divisa tra numerosi investitori) e Qatar Holding (14%, quota schermata con una società alle Cayman). Il socio di maggioranza era la Colony Capital di Tom Barrack, e fu lui a voler vendere al Qatar. Ma non lo fece direttamente con Colony Sardegna, ma mettendo in campo altre tre sue società lussemburghesi. La Colony Luxembourg, attiva dal 2002, che costituì Colmarket sarl. Che a sua volta costituì ColCom sarl. Una scatola dietro l’altra, tutte aperte dalla procura della Repubblica di Tempio per vedere cosa realmente contengano.

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