La Nuova Sardegna

appello al governatore pigliaru

I lavoratori Aias senza stipendio: ci accamperemo sotto la Regione

I lavoratori Aias senza stipendio: ci accamperemo sotto la Regione

SASSARI. La chiamata non è arrivata e il tempo sta per scadere. I dipendenti Aias-Fondazione Randazzo sono pronti a ritornare sotto il palazzo della Regione. Ma questa volta, dopo il sit-in di due...

05 aprile 2016
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SASSARI. La chiamata non è arrivata e il tempo sta per scadere. I dipendenti Aias-Fondazione Randazzo sono pronti a ritornare sotto il palazzo della Regione. Ma questa volta, dopo il sit-in di due settimane fa, potrebbero decidere di presentarsi armati di tenda e sacco a pelo. La protesta per la mancata erogazione degli stipendi sale di tono. I dipendenti dei centri Aias (ma non tutti) hanno ricevuto il 21 marzo la mensilità di novembre, quelli della Fondazione sono fermi a settembre. La risposta da parte della famiglia Randazzo è stata assolutamente insufficiente, dicono i lavoratori. Che fanno un ulteriore appello al governatore Francesco Pigliaru. «In occasione dell’ultimo sit-in – dice Armando Ciosci, autista al centro Aias di Iglesias – il presidente della Regione aveva annunciato la convocazione dei rappresentanti sindacali. Ma ancora non abbiamo ricevuto alcuna chiamata». Per questo Ciosci, delegato sindacale Usb, ha già avviato la richiesta di autorizzazioni alla Digos per la manifestazione in programma giovedì. E il passaparola tra i lavoratori è iniziato. «L’unica possibilità per annullare la protesta è una convocazione da parte del governatore Pigliaru – sottolinea Ciosci –, noi lavoratori siamo esasperati e non possiamo più aspettare».

A non ricevere lo stipendio o comunque a ottenerlo a singhiozzo e con molto ritardo sono i dipendenti di tutti i centri Aias (49) e della 3 Rsa “Stefania Randazzo”. In totale circa 1400 lavoratori. «La situazione è difficilissima – racconta Armando Ciosci – soprattutto per le famiglie monoreddito. I problemi sono di vecchissima data, io li vivo da 29 anni, da quando sono stato assunto. Molti di noi hanno grossi problemi con le banche, gli stipendi non arrivano e loro ci chiudono i rubinetti. Paghiamo interessi perché usciamo dai fidi, lavoriamo tutti i giorni e non riusciamo a ottenere un prestito. I datori di lavoro, infatti, oltre a non pagarci lo stipendio, non ci danno neppure la busta paga. E senza un documento cartaceo da esibire nessuno ci concede credito». Con la busta paga in mano, i lavoratori avrebbero anche un’altra possibilità: chiedere l’applicazione dell’articolo 1676 del codice civile, sollecitando il pagamento degli stipendi da parte delle Asl: «Ma è proprio questo che i datori di lavoro vogliono evitare», dice Ciosci. Che poi si sofferma su un altro aspetto non secondario: «Il nostro è un lavoro delicato, a contatto con persone fragili. Per questo motivo dovremmo essere sereni. E non ricevere lo stipendio certamente non aiuta. Mi auguro che il presidente Pigliaru raccolga il nostro appello. Noi non ci fermeremo sino a quando non riusciremo ad affermare i nostri diritti». (si. sa.)

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