La Nuova Sardegna

Buche trappola, emergenza da risolvere

di Salvatore Santoni

Oggi pomeriggio i funerali del 16enne Giorgio Cattari, sbalzato dalla moto in un tratto d’asfalto disseminato di pericoli

23 aprile 2016
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SORSO. C'è solo una parola per sintetizzare la situazione degli asfalti nel centro della Romangia: emergenza. Non solo in via Sardegna, la strada dissestata in cui mercoledì sera è morto Giorgio Cattari, il sedicenne di Sorso spensierato con la passione per il calcio e la musica, rimasto vittima di un incidente mentre la percorreva a bordo della sua moto. Chiese, scuole, piazze, uffici pubblici, guardia medica: luoghi che si trovano lungo strade trafficate, zone sensibili accerchiate da trappole. Le buche sono ovunque. Nel caso migliore a farne le spese sono ammortizzatori e pneumatici di auto e moto; nel caso peggiore causano incidenti che spezzano vite e restano a fare da sfondo a mazzi di fiori. Come quelli posati in ricordo del sedicenne di Sorso: i funerali si terranno oggi alle 16 nella parrocchia di San Pantaleo.

Ieri mattina, la ditta che gestisce la manutenzione per conto di Abbanoa era al lavoro in via Colombo, dove a dicembre ha perso la vita un altro giovane di Sorso, Nicola Manghina, mentre viaggiava sulla strada di casa in sella alla sua moto. Infatti, la sistemazione del fondo stradale dopo la conclusione di un intervento sulla rete idrica, spetta all'ente gestore. Per sopravvivere alla giungla d'asfalto chi può permetterselo si è munito di fuoristrada. Gli altri cercano di memorizzare la posizione di ogni buca, ma lavorare di sterzo serve a poco. Sì, perché ci sono zone dove quel poco di parte utile di carreggiata viene invasa dalla erbacce. È il caso della strada che conduce a Sennori, proprio nel prolungamento di via Sardegna, a poche centinaia di metri da dove ha perso la vita Giorgio Cattari.

Quando, come nel centro storico, l'asfalto lascia spazio al caratteristico basolato, le cose non cambiano: cadute di pedoni e gomme bucate. L'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giuseppe Morghen, ha messo sul tavolo una soluzione in due fasi. La prima: attendere la fine dei lavori del progetto regionale Bulgas, che prevede la posa della rete del gas e della fibra ottica, per accendere un mutuo insieme ad altri Comuni e quindi provvedere alla posa di nuovo bitume (la metà dei lavori sarà coperto dalla Regione, l'altra metà dalle comunità locali). La seconda: accendere un ulteriore mutuo da 400mila euro per fare un lavoro ancora più incisivo. La brutta notizia è che la messa in sicurezza della città non potrà partire prima della conclusione dei cantieri.

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