La Nuova Sardegna

«Chiediamo investimenti, non propaganda»

di Silvia Sanna
«Chiediamo investimenti, non propaganda»

Alcuni sindaci dei centri più piccoli denunciano l’assenza di servizi: le case da sole non bastano

05 maggio 2016
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SASSARI. C’è chi fa gli scongiuri «perché da troppo tempo sentiamo dire che il nostro paese è destinato a morire e invece andiamo avanti». E c’è chi parla di pura propaganda: «Case a 1 euro? E poi? Se intorno resta il deserto che senso ha?» Tra i sindaci dei piccoli Comuni, quelli abituati alle marce e ai sit-in per reclamare servizi e protestare contro la chiusura di scuole, uffici postali e caserme, l’iniziativa delle case low cost non fa il pieno dei consensi. Tutti d’accordo nel dire che da sola non basta per frenare lo spopolamento. «Per arginare la fuga serve ben altro», dice Stefano Sotgiu, sindaco di Semestene, il paese che, tra quelli condannati a morte certa dagli studi scientifici, ha la vita più breve: tra dieci anni l’addio, neanche un’anima si aggirerà tra i vicoli del piccolo comune del Sassarese che oggi conta poco meno di 160 residenti, con l’ultimo bimbo nato nel dicembre 2015. «Ma quando mai – dice il sindaco Sotgiu – . Siamo consapevoli che la popolazione continuerà a diminuire, ma il nostro paese vivrà ancora. Noi ci stiamo impegnando in questa direzione. Invece la politica regionale che fa?». Stefano Sotgiu non è tenero con l’assessore Erriu e con la giunta Pigliaru: «Parlano di case a 1 euro, ma a cosa servono? Qui le case costano poco, se uno decide di venire a vivere a Semestene lo fa anche senza quel tipo di incentivo. Abbiamo ristrutturato alcune abitazioni e le abbiamo proposte a canone sociale, a breve si trasferiranno 10 persone dai centri vicini. Il problema è proprio questo: gli investimenti. È necessario che la Regione e lo Stato li sostengano. E devono consentirci di usare le risorse a disposizione. Invece in cassa ci sono fondi bloccati, gli avanzi di amministrazione sono inutilizzabili per colpa di leggi assurde».

Più all’interno, al confine tra il Monte Acuto e il Goceano, c’è un altro comune condannato a morte, almeno in teoria. È Nughedu San Nicolò. Il sindaco Dario Fenu, eletto la prima volta nel 2006 e in scadenza di mandato, dice che l’iniziativa delle case a 1 euro è una bella trovata dal punto di vista promozionale. «Viene fuori una bella immagine della Sardegna, ma niente di più. Forse avremo qualche casa ristrutturata e abitata dai turisti per un mese all’anno. Ma per combattere lo spopolamento servono armi più potenti». Il sindaco Fenu guarda lontano, fa l’esempio della Lapponia: «Nel freddissimo Nord per contrastare la morìa di residenti nei centri più piccoli hanno immediatamente potenziato i servizi, per i residenti ma anche per i turisti. È questa la strada maestra da seguire. Altrimenti mi devono spiegare perché qualcuno dovrebbe essere interessato a mettere radici in un territorio dove stanno chiudendo gli ospedali, le scuole, le Banche e dove è difficile persino arrivare perché le strade sono pessime e tutto il sistema dei trasporti fa acqua». Il sindaco Fenu si sofferma sul suo paese: «A Nughedu vivono 870 persone, la maggior parte anziani. I bambini sono pochi, 13 quelli iscritti alla Materna che ancora riusciamo a mantenere. Un tempo c’erano anche le Elementari e le Medie, ora gli studenti vanno a Ozieri, che per fortuna dista solo 5 chilometri. I giovani scappano. Il lavoro non c’è. Mi viene da sorridere nel sentir parlare di case a 1 euro e banda larga per trattenerli».

Anche a Bortigiadas, in alta Gallura, l’emorragia è continua. «Ma il paese non scomparirà», dice il sindaco Emiliano Deiana: oggi gli abitanti sono poco meno di 800, esattamente come alla fine del 1800. «Ma dieci anni prima erano 1500, quasi il doppio – commenta Deiana – significa che il quadro è in continua evoluzione. Per questo è necessario guardare al futuro con ottimismo». Il sindaco Deiana non boccia l’iniziativa delle case a 1 euro: «È un esperimento, dove è fattibile è giusto provarci. Ma noi abbiamo già scelto un’altra strada». A breve Bortigiadas inaugurerà la piattaforma on line per chi compra o vende case in paese. Con regole ben precise. «Chi acquista deve rispettare tre codici: etico, estetico e ambientale. In particolare, deve tenere presente che il Comune combatte lo spopolamento. Ma se chi vende decide di proporre la propria casa a 1 o 20mila euro non è affare nostro. L’importante è che il paese continui a vivere e che le case vengano sottratte al degrado».

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