La Nuova Sardegna

Mister Tiscali e la politica: due vittorie e una batosta

di Alessandro Pirina
Mister Tiscali e la politica: due vittorie e una batosta

Nel 2004 è eletto governatore: da allora è l’uomo di punta del centrosinistra Dopo la sconfitta contro Cappellacci conquista l’Europa con 182mila preferenze

06 maggio 2016
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SASSARI. La parabola politica di Renato Soru comincia a Torino. Corre l’anno 2000, i Ds con D’Alema a Palazzo Chigi e Veltroni a Botteghe Oscure, lo ospitano al Lingotto, al congresso inaugurato dall’Avvocato Agnelli. È il volto emergente della new economy, l’imprenditore che con Tiscali appena sbarcata in Borsa ha lanciato la sfida al monopolio di Telecom. Soru fa conoscere internet a una platea che ancora ne è profana. Incanta il popolo della sinistra con le sue idee sulla Rete. Usa la parola rivoluzione abbinata a economia, tecnologia. Tra mister Tiscali e la sinistra ulivista scoppia l’amore.

L’Illy sardo. Viene definito l’Illy sardo, il solo che può strappare la Regione al centrodestra, impresa che era riuscita in Friuli proprio al re del caffè. In vista delle elezioni del 2004 il suo nome inizia a circolare nelle segreterie. Ma più a Roma che a Cagliari. I Ds sardi, come la Margherita, sono contrari a investiture dall’alto. Dal canto suo, Soru rompe gli indugi e con una lettera dà la sua disponibilità a candidarsi a governatore. Ma alla coalizione il suo nome non piace. O meglio i partiti contestano il metodo. Inizia così una guerriglia che per mesi vede il centrosinistra discutere, litigare, rompere, ma alla fine l’unico nome capace di mettere pace è proprio quello di mister Tiscali.

La vittoria. E il risultato dà ragione a Soru, che il 13 giugno 2004 viene eletto presidente della Regione con oltre il 50 per cento, quasi 100mila voti in più di Mauro Pili, ricandidato dal centrodestra. Per Soru è un trionfo. La sua lista, Progetto Sardegna, drena i voti di Ds e Margherita. La giunta è per metà fatta di donne, un record per l’isola. L’unico politico di spicco è Gian Valerio Sanna, segretario della Margherita che fino all’ultimo si era opposta alla sua candidatura, ma che diverrà il suo braccio destro come assessore all’Urbanistica. Al Bilancio c’è invece Francesco Pigliaru, con cui collaborava fin dalla nascita di Progetto Sardegna, ma che nel 2006 si dimetterà proprio per divergenze con lo stesso Soru.

I suoi provvedimenti. Tra i più importanti della sua giunta c’è la legge “salvacoste”, che vietava il cemento entro i due chilometri dalla costa, in attesa della entrata in vigore del Ppr. Suscitò non poche polemiche l’introduzione di una imposta su seconde case e barche, ribattezzata tassa sul lusso. Un provvedimento che riuscì a trasformare l’inaugurazione del Billionaire in una passerella anti-Soru, con testimonial Flavio Briatore e Simona Ventura. Risalgono all’epoca di mister Tiscali presidente anche il master and back, l’addio degli Usa alla Maddalena, la vertenza entrate col governo Prodi.

Le primarie. Intanto Soru aveva deciso di traghettare il suo Progetto Sardegna nel neonato Pd. E nel 2007 decide di candidarsi alle primarie per la segreteria regionale contro Antonello Cabras, l’ex numero uno dei Ds, suo principale sponsor nel 2004. Prevale Cabras, seppur di misura. In quel periodo decide di rilevare l’Unità, evitando che finisse nelle mani degli Angelucci, editori di Libero, e la affida a Concita De Gregorio.

La sconfitta. Nel frattempo nel centrosinistra si pensa già alle regionali del 2009. Soru decide di ricandidarsi, Cabras chiede le primarie. Si va allo scontro. Prima si dimette il segretario, poi è lo stesso Soru a lasciare in anticipo. Una mossa che gli consente di guidare di nuovo lui la coalizione alle elezioni, ma l’isola lo boccia: il nuovo governatore è inaspettatamente Ugo Cappellacci, Forza Italia, con un distacco di 9 punti. Un ko che travolge anche Veltroni, che lascia la segreteria.

L’Europa. Ci vogliono 5 anni per rivedere Soru impegnato in una nuova competizione: Renzi gli offre un posto in lista alle Europee. Un trionfo: viene eletto con 182mila preferenze e supera la capolista Caterina Chinnici. Un plebiscito che fa pensare ai big che il suo nome sia quello giusto per riunire le varie anime del Pd sardo. E così i suoi vecchi nemici Cabras e Fadda lo portano alla vittoria delle primarie per la segreteria. Ma anche questa volta l’amore dura poco. E a un anno dal trionfo gli alleati si sfilano e Soru resta solo con i suoi fedelissimi. Ma non se ne va. A firmare lo sfratto definitivo dalla segreteria è stato ieri il giudice Sandra Lepore.

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