La Nuova Sardegna

Per quasi due giorni nella casa dell’orrore accanto ai cadaveri

di Alessandra Sallemi
Per quasi due giorni nella casa dell’orrore accanto ai cadaveri

Il giovane ha lasciato la villetta soltanto martedì sera Braccato, si è nascosto in un cespuglio con l’arma in pugno

14 maggio 2016
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CAGLIARI. Tutto il viaggio dalla campagna di Nuxis fino all’ospedale Cto di Iglesias, l’agente della squadra mobile, seduto dietro con Igor Diana, l’ha fatto tenendogli due dita sul collo per cercare il battito: il giovane che aveva appena sparato contro i poliziotti ed era rimasto ferito al braccio destro nel fuoco di reazione sembrava esanime. In ospedale si è ripreso, i medici hanno detto che non correva pericolo di vita e che ci sarebbero voluti 60 giorni per curare la frattura del gomito, centrato dalla pallottola di un poliziotto esperto che ha sparato non per uccidere ma per fermare un’altra possibile follia. Trovare Igor Diana, 28 anni, cameriere, pizzaiolo, “bravo ragazzo”, “figlio difficile”, è stato uno sforzo corale, come ha detto in apertura della conferenza stampa il primo dirigente della squadra mobile di Cagliari, Alfredo Fabbrocini. «È stato uno sforzo investigativo e operativo che, da sola, la Mobile non avrebbe potuto fare». Nel “corale”, oltre ai carabinieri, alla squadra Volante, al commissariato di Quartu, Fabbrocini ha ricompreso anche la straordinaria collaborazione del paese «che voleva bene a Pino e Luciana» e «non ha lesinato informazioni, valutazioni, idee, ricordi, tutti utili per organizzare la ricerca». È stata proprio una segnalazione a portare polizia e carabinieri sulla strada giusta, lungo la statale 293, in una pineta nella campagna di Nuxis. «Le ricerche – ha spiegato il dirigente – erano di due tipi: una che cercava una persona suicida, per la quale è stato chiesto l’aiuto dei vigili del fuoco e del Corpo forestale, e l’altra era il dispositivo investigativo/repressivo che abbiamo condiviso con i carabinieri che ci ha consentito di muoverci tempestivamente quando Igor Diana è stato segnalato nel Sulcis». Polizia e carabinieri hanno presidiato “h24” tutti i luoghi abitualmente frequentati dal giovane, una particolare attenzione per le abitazioni delle persone con cui era in relazione. Anche il Sulcis era nell’elenco delle zone da sorvegliare perché Pino Diana era di Nuxis e lì aveva ancora una piccola casa. Non è stato facile individuare il fuoristrada giusto: «Quello di Igor Diana era il quinto pick up grigio segnalato in zona», ha spiegato il comandante del nucleo operativo provinciale dei carabinieri, Ivan Giorno. L’elicottero dei carabinieri lo ha individuato nella sera di giovedì e ha segnalato il mezzo alle pattuglie a terra. La prima ad avvicinarsi è stata una della Mobile, poi sono arrivati i carabinieri. Quando Igor Diana ha visto le forze dell’ordine è scappato a velocità folle, auto ed elicottero lo hanno seguito fino a che, pochi chilometri dopo, si è schiantato sul guard rail. Qui c’è il film della sparatoria. Gli uomini pistole in pugno «si dispongono a ventaglio attorno al fuoristrada», Igor Diana li guarda e tenta la mossa a sorpresa: si punta la pistola alla tempia. Un attimo di dubbio fra agenti e carabinieri, Igor Diana spara contro di loro. Gli agenti rispondono e mirano alle braccia, Igor Diana è ferito ma esce dal mezzo e s’infila nel bosco. Ricomincia l’inseguimento pilotato dall’elicottero che individua la traiettoria del giovane «cespuglio dopo cespuglio». È in un cespuglio che lo trovano, con l’arma in mano. Nel fuoristrada aveva coltelli e munizioni.

È emerso che padre e madre sarebbero stati uccisi domenica sera e che Igor Diana ha vissuto nella casa con i due morti per quasi due giorni durante i quali è uscito più volte, ha incontrato gli amici al bar, ha comprato droga, è andato al Poetto. Si è cambiato i vestiti spesso, gli agenti hanno trovato le scarpe sporche di sangue. Le tracce di Igor a Settimo San Pietro si perdono nella serata di martedì. Non ha portato con se’ il cellulare, ma già da domenica sera che non rispondeva al telefono. «Non c’è gloria in questa indagine – ha detto Fabbrocini all’inizio dell’incontro con i giornalisti –. Igor Diana non è il criminale che siamo abituati a conoscere»

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