Medici di guardia: «Sos tagli»
La testimonianza di un precario che rischia di perdere il lavoro
SASSARI. Si considera una delle vittime predestinate della Rivoluzione H16. Perché, se la riforma che prevede la riduzione della continuità assistenziale da 24 a 16 ore, «la scure dei tagli cadrebbe innanzitutto sui medici precari – un terzo del totale – che prestano servizio nelle guardie mediche». Francesco Demuro, 42 anni, sassarese, è uno di questi. Da 13 anni lavora con contratti a tempo determinato che hanno la durata media di tre mesi. In questo periodo presta servizio in Gallura, tra Calangianus e Sant’Antonio di Gallura. Una di quelle zone, lontane dai centri urbani e dunque dai presidi ospedalieri, in cui la possibile rivoluzione spaventa ancora di più. «Perché verrebbe a mancare un riferimento importante per i residenti – dice Francesco Demuro – l’ambulatorio della guardia medica sempre aperto dove c’è un professionista pronto ad aiutare i pazienti. Sarebbe un passo indietro dal punto di vista dell’assistenza, perché diminuirebbero, contrariamente a quanto sostiene qualcuno, le ore complessive: dalle 168 settimanali attuali – tra medici di base e guardie mediche – alle 104 previste dall’H16, con il dimezzamento di quelle assegnate alle guardie mediche, ridotte a 64». L’atto d’indirizzo approvato in aprile e ora al vaglio dei sindacati prevede infatti che l’assistenza nelle ore notturne (dalle 24 alle 8 del mattino) venga affidata al servizio d’emergenza del 118 e ai pronto soccorso. «Questa strada non è percorribile – dice Demuro – soprattutto nelle aree interne o molto distanti dai presìdi ospedalieri. In diverse situazioni è necessario intervenire immediatamente e la presenza del medico di guardia che fa visite domiciliari è spesso provvidenziale». Francesco Demuro racconta che pochi giorni fa, alle 2 di notte, ha assistito un paziente di 8 anni in piena crisi asmatica. «Se l’ambulatorio fosse stato chiuso i genitori avrebbero dovuto accompagnarlo in ospedale a Tempio oppure a Olbia o avrebbero dovuto chiamare il 118 perdendo minuti preziosi durante i quali sarebbe potuta insorgere una crisi respiratoria». E c’è da considerare un altro aspetto, sottolinea il medico sassarese: «La guardia medica non è fondamentale solo nei piccoli centri ma è utile anche nelle grandi città. A Sassari sono stati evitati 120 accessi al pronto soccorso: i pazienti sono stati assistiti in ambulatorio e poi rimandati a casa». (si. sa.)