La Nuova Sardegna

Lotta ai tumori, successo a Sassari: ideate le nanoparticelle che trasportano i farmaci anti-cancro

di Gabriella Grimaldi
Il team di ricerca dell'università di Sassari. Da sinistra, Vanni Sanna, Mario Sechi e Nicolino Pala
Il team di ricerca dell'università di Sassari. Da sinistra, Vanni Sanna, Mario Sechi e Nicolino Pala

Come piccole navi fanno viaggiare i medicinali nel corpo. L’équipe le ha utilizzate per aggredire le cellule malate

03 giugno 2016
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SASSARI. È come se una navicella spaziale atterrasse sulla superficie di un pianeta ostile, penetrasse sotto terra e lì si aprisse per rilasciare una qualche sostanza tossica in grado di distruggerlo. Così funziona il sistema al centro di una ricerca tutta sassarese pubblicata nella massima rivista mondiale di chimica farmaceutica. Bisogna soltanto ridurre le dimensioni di questi elementi a un miliardesimo di metro e il gioco è fatto: si tratta della realizzazione di nanovettori capaci di trasportare un farmaco chemioterapico verso le cellule tumorali del pancreas, di riconoscerle e di agganciarle con specifici peduncoli. Una volta agganciate, i nanovettori si introducono dentro le cellule malate come avveniristici cavalli di Troia e dall’interno sprigionano le molecole letali per quelle cellule facendole morire.

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Un sistema rivoluzionario messo a punto da un team di ricercatori appartenenti all’università di Sassari coordinati da Mario Sechi, del dipartimento di Chimica e Farmacia, in collaborazione con il collega Nouri Neamati dell’università del Michigan negli Stati Uniti. Dopo avere sviluppato una classe di prototipi di farmaci antitumorali con un nuovo meccanismo di azione, i ricercatori hanno pensato di incrementarne l’efficacia veicolandoli tramite nanonavette intelligenti, in grado di riconoscere selettivamente le cellule cancerose pancreatiche. «L’adenocarcinoma pancreatico - spiega il professor Sechi - è una delle forme tumorali più aggressive e letali, difficile da diagnosticare e con un alto grado di metastatizzazione e chemioresistenza. Ecco perché abbiamo lavorato alla realizzazione di un farmaco con un innovativo meccanismo di azione che è ancora allo studio, ma soprattutto all’ideazione di un sistema, quello delle nanonavette, che consentisse di veicolare i farmaci direttamente nelle cellule tumorali per rindurne gli effetti collaterali e massimizzarne l’efficacia».

I prototipi dei farmaci sviluppati in effetti avevano mostrato una promettente attività farmacologica nei test preclinici e al fine di incrementarne l’efficacia terapeutica sono stati inseriti all’interno di speciali nanoparticelle, capaci di viaggiare nella circolazione sanguigna. I nanovettori messi a punto dal team sardo sono quindi assimilabili a vere e proprie “pallottole magiche”, che consentono di veicolare selettivamente tali sostanze sui siti bersaglio. In particolare, in questo studio sono state realizzate nanoparticelle polimeriche di dimensioni dell’ordine del miliardesimo di metro, caricate con il prototipo di farmaco antitumorale precedentemente sviluppato e densamente decorate sulla superficie con piccoli gancetti capaci di riconoscere e di interagire con delle strutture specifiche (denominate “Plectina-1”), presenti sulla superficie delle cellule tumorali pancreatiche. La presenza di questi ganci, nel favorire l’interazione tra il “nanobus” e la cellula cancerosa, consente la veicolazione selettiva del farmaco verso tali bersagli. Inoltre, sul guscio della particella è presente anche uno scudo molecolare che rende la nanonavetta invisibile ai macrofagi, le cellule che ci difendono dall’intrusione delle sostanze estranee nell’organismo.

I risultati dello studio, dal titolo “Targeted Nanoparticles for the Delivery of Novel Bioactive Molecules to Pancreatic Cancer Cells”, sono stati appena pubblicati sulla rivista “Journal of Medicinal Chemistry”, la più prestigiosa della chimica farmaceutica a livello internazionale. Il lavoro è stato progettato e condotto dal Laboratorio di Drug Design and Nanomedicine di UniSS, diretto da Mario Sechi (chimico farmaceutico), in collaborazione con Vanna Sanna (nanotecnologa), Nicolino Pala (chimico farmaceutico), Salvatore Nurra (chimico farmaceutico), e Salvatore Marceddu (esperto di microscopia elettronica), in sinergia con il gruppo statunitense di Nouri Neamati.

«È attualmente in corso - sppiegano i ricercatori - un ampio progetto di sviluppo di questa nuova classe di farmaci e dei nanosistemi intelligenti, a completamento della fase di sviluppo preclinico, nella prospettiva di uno studio clinico vero e proprio».

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