La Nuova Sardegna

La politica divisa sull’accoglienza

La politica divisa sull’accoglienza

Mura, Pd: salvati da una morte certa. Cappellacci, Fi: l’organizzazione va rivista

09 giugno 2016
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SASSARI. La politica interviene sulle vicende che hanno visto alcuni migranti protagonisti di fatti di cronaca. Lo fa in maniera diversa, a seconda della parte politica di appartenenza, o meglio di un diverso approccio alla questione migranti. Romina Mura, deputata Pd, è il sindaco di Sadali, il piccolo comune in cui ieri 23 profughi non si sono voluti fare identificare e hanno abbandonato il centro. «Ho visto il video su Facebook e la sua visione mi ha creato amarezza e profondo disagio – scrive la Mura –. Da un lato perché quelle immagini richiamano la nostra attenzione, rispetto al dramma dei profughi che ogni giorno arrivano sulle nostre coste. Esseri umani che il nostro Paese, attraverso il prezioso operato della Marina militare e della Guardia costiera, salva da morte certa. D'altro lato sono amareggiata dai soliti tromboni che utilizzano il dramma per avere un momento di visibilità, senza preoccuparsi di come in realtà si sono svolti i fatti. Ieri a Sadali sono arrivati 23 richiedenti asilo. Come spesso accade hanno rifiutato di farsi identificare e hanno abbandonato il centro. Quel filmato li ritrae, appunto, mentre si allontanano dal centro. Ma non ritrae un importante pezzo della storia. Quello in cui arriva un mezzo che accompagnerà i richiedenti asilo a Cagliari».

L’ex governatore Ugo Cappellacci, invece, ha scritto una nota per esprimere vicinanza alla mediatrice culturale e ai carabinieri aggrediti a Villanovaforru e Cagliari. «Ribadiamo la necessità di rivedere una macchina dell’accoglienza, che non funziona e che scarica le inefficienze politiche sulle forze dell’ordine, sui volontari, sulle comunità ospitanti – afferma il coordinatore regionale di Forza Italia –. L’accoglienza indiscriminata, senza limiti e senza criteri, tradisce ogni fine umanitario e perpetua la macchina del traffico di persone, di morte, di sfruttamento. L’isola non può diventare una sorta di grande Lampedusa dove, passate le passerelle dei politici e le dichiarazioni di rito sul “tutto funziona alla perfezione”, seguono puntualmente gravi situazioni di cui fanno le spese le donne e gli uomini impegnati quotidianamente nel territorio. Pigliaru – conclude Cappellacci – si opponga a nuovi sbarchi fino a quando il Governo non avrà dato sufficienti garanzie su mezzi e risorse per affrontare l’emergenza ma soprattutto sulle azioni sul piano di una politica internazionale che vede il Governo italiano piegato ai diktat europei».

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