La Nuova Sardegna

La Caritas con Atzei Cannavera critico: «No alle differenze»

di Luigi Soriga
La Caritas con Atzei Cannavera critico: «No alle differenze»

Mondo ecclesiastico diviso sulle parole del vescovo di Sassari Don Soddu: «Aiutare prima il prossimo vuol dire coerenza»

11 giugno 2016
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SASSARI. La carità “a chilometro zero” predicata dal vescovo di Sassari Padre Paolo Atzei non poteva non suscitare il dibattito anche all’interno degli ambienti ecclesiastici. Trovare qualcuno disposto a rilasciare dichiarazioni non è semplice: la strada delineata dal monsignore, cioè declinare il proprio slancio cristiano al principio di prossimità, cominciando ad aiutare chi ti è più vicino, è molto sdrucciolevole, sia che la si condivida e sia che la si osteggi. Perché nel primo caso significa comunque mettersi contro la linea di apertura totale e incondizionata dei flussi migratori professata da Papa Francesco. Nel secondo caso significa entrare in rotta di collisione con un arcivescovo.

Il primo a non tirarsi indietro è don Ettore Cannavera, coraggioso ex Cappellano del carcere minorile di Quartucciu e direttore della comunità di recupero La Collina di Serdiana (Cagliari). Dice: «Certe differenziazioni le posso capire se a farle è un politico. In questo caso c’è di mezzo il voto: gli italiani votano e gli extracomunitari no. Quindi un occhio di riguardo ci può stare per convenienza elettorale. Ma io, da uomo di chiesa, non posso ragionare così. Perché dal punto di vista cristiano non posso differenziare persone che sono accomunate da una medesima condizione di disagio e sofferenza. Se proprio devo fare una differenziazione, allora la faccio tra chi è più bisognoso di aiuto e chi meno, tra il più ricco e il più povero. Ma un cristiano, e tanto più un francescano, deve porsi in una situazione di accoglienza delle persone in quanto persone, tutti fratelli e uguali al cospetto del Padre Eterno. Condivido invece il monito di Padre Paolo sui rischi di strumentalizzazione politica e sul business dei migranti. Ma voglio sempre sottolineare un aspetto: queste condizioni di povertà e questo esodo della miseria le abbiamo generati noi, come società e come economia irresponsabile. E ora è giusto che assumiamo le responsabilità di questo disastro umanitario, e tiriamo fuori risorse per risolverlo».

Don Francesco Soddu conosce molto bene padre Paolo e prima di diventare direttore della Caritas nazionale, guidava la Caritas sassarese. «Non ho dubbi sul sincero sentimento di carità cristiana del vescovo Atzei, del quale ho avuto più volte personale dimostrazione. Credo che le sue parole siano state male interpretate, o forse lui stesso non è riuscito a spiegarsi nel migliore dei modi. Io ho capito benissimo il suo pensiero. Lui fa riferimento al concetto di prossimità, alla frase ama il prossimo tuo come amerai te stesso. La carità, espressa in questi termini, diventa una questione di coerenza: non puoi aiutare chi ti è lontano se non cominci a farlo da chi ti sta accanto. Sono sicuro che Padre Paolo intenda questo. Ed è ciò che poi ha sempre fatto concretamente la Caritas anche a Sassari.

Anche don Pietro Borrotzu, direttore della pastorale sarda e presidente della Carta di Zuri, tende a depurare alcune frasi utilizzate dall’arcivescovo di Sassari: «Le espressioni vanno dosate bene perché si prestano a cattive interpretazioni e il messaggio può arrivare molto distorto. Io non voglio pensare che Padre Paolo si sia voluto esprimere con un senso di contrapposizione, perché altrimenti sarebbero affermazioni molto gravi. Io invece colgo l’aggancio evangelico delle sue parole, dove prossimo significa più vicino. In questo senso la carità è assolutamente in armonia con l’approccio cristiano».

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